Incompatibilità

anna segreIn quest’ultima settimana i media hanno parlato ampiamente dei test di ammissione alle facoltà a numero chiuso e (giustamente) delle difficoltà incontrate dai ragazzi nel doversi preparare contemporaneamente ai test e alla maturità tra due mesi. Non si è parlato altrettanto delle ore di scuola perse dai ragazzi per il test stesso e per la preparazione, dell’anomalia di una situazione in cui ci sono ufficialmente lezioni regolari ma con metà degli allievi assenti. Non che sia una novità assoluta (continuamente gli alunni sono autorizzati ad assentarsi per gare sportive, certamina, olimpiadi di matematica o filosofia, ecc.), ma qui si trattava non di un’eccezione ma della regola, non di un allievo o due che si assentano per motivi particolari ma di migliaia di giovani in tutta Italia a cui lo Stato ha detto: tu hai il dovere di chiuderti in casa a studiare per il test, ma contemporaneamente hai il dovere di seguire regolarmente le lezioni e studiare per l’esame di Stato. Come conciliare i due doveri? Non te lo diciamo, arrangiati. Sorprende infatti non solo l’assoluta nonchalance con cui questa data è stata decisa, ma anche l’assoluta mancanza di indicazioni agli insegnanti e alle scuole su come gestire questa situazione anomala: sospendere le lezioni per una settimana? Alleggerire i programmi d’esame? Niente ci è stato detto ufficialmente. Nell’ebraismo quando c’è anche solo il sospetto che due doveri potrebbero essere incompatibili tra loro si parte immediatamente con ampie discussioni e analisi dettagliate per stabilire quale debba prevalere e come. Qui, invece, tutto è stato lasciato al caso o alla libera contrattazione tra docenti e studenti. Naturalmente nessuno ha pensato che magari, al di là della preparazione per l’esame di stato, a qualche allievo avrebbe potuto comunque far piacere sentire le lezioni (in teoria si va a scuola per quello, ma nessuno pare ricordarselo). Vale anche la pena rilevare che le lezioni perse in questo periodo dell’anno potrebbero facilmente riguardare la Shoah, la Resistenza, l’Italia che diviene una Repubblica, la nascita di Israele, ecc. Insomma, argomenti che sarebbe importante fossero ascoltati da tutti gli allievi e non solo da quelli non intenzionati a diventare medici. Verrebbe da dedurre che evidentemente il lavoro degli insegnanti non importa a nessuno, ma se siamo noi ad assentarci (per esempio per il primo e secondo giorno di Pesach) non sempre la cosa viene accolta con altrettanta nonchalance.

Anna Segre, insegnante

(11 aprile 2014)