Qui Roma – Fermare il negazionismo del web

Sarfatti Meghnagi SchwarzSul fronte del dibattito, il mondo online è oramai da anni lo spazio preferito per milioni di utenti. Topic, post, forum, tweet, lo scambio di idee avviene in un flusso costante e senza sosta di discussioni. Ciascuno dice la propria in una situazione di sostanziale parità di opinione: ciò che dico vale quanto ciò che dici tu. Il passaggio successivo spesso però è: tutto ciò che dici è sindacabile, perché le tue affermazioni non sono né più né meno vere delle mie. E così a pioggia nascono delle distorsioni storiche. La più preoccupante, e anche quella più ossessivamente rilanciata, è quella riguardante la Shoah: il web è il palcoscenico ideale per i negazionisti, contraffattori per eccellenza della realtà, per cui il dato storico, la mole infinita di documentazioni e testimonianze non hanno semplicemente valore. Lo ha spiegato ieri il direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea Michele Sarfatti (nella foto con David Meghnagi e Guri Schwarz), presiedendo la prima sessione della due giorni del convegno romano su “Shoah e negazionismo nel Web: una sfida per gli storici” promosso dalla Sissco, dall’Università degli studi di Roma Tre e dal Dipartimento di Filosofia comunicazione e spettacolo dell’ateneo romano. Tanti i nomi di primo piano del panorama storiografico italiano a riflettere sulla questione e sull’opportunità di arginare il problema con l’introduzione di una legge. Tra gli altri, il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Sacerdoti assieme a storici come Marcello Flores, Valentina Pisanty, Anna Rossi-Doria, Guri Schwarz e Claudio Vercelli.
Il convegno, si diceva, si snoda in due giorni: ieri nelle aule dell’università Roma Tre con la sessione, presieduta da Sarfatti, dal titolo La storia, le memorie e la didattica nel web. E proprio la formazione di esperti a livello universitario sulle questioni legate alla Shoah è un tema caro allo psicanalista David Meghnagi, che ha spiegato il valore e il senso della realizzazione del Master “Didattica della Shoah” di Roma Tre. Sul progetto in merito alla pubblicazione dei Link Open Data da parte del Cdec, è invece intervenuta la ricercatrice Laura Brazzo, sottolineando l’importanza di aprire e far dialogare le banche dati (nel caso specifico del Cdec) per favorire il lavoro di ricerca sulla Shoah.
Filo rosso della sessione di questa mattina, presieduta da Renato Moro dell’università Roma Tre, è l’universo digitale del negazionismo. Sul tema, Claudio Vercelli ha sottolineato la logica assolutamente autoreferenziale di chi propugna sul web le tesi negazioniste, evidentemente prive di ogni fondamento storico, dato che sul web – nei discorsi deliranti dei negazionisti, dietro cui è palese la vocazione antisemita e ai quali la storia non interessa – perde il suo valore. Lo stesso Vercelli ricordava in altra sede come sia impossibile discutere con chi adotta questa logica: come si può confrontarsi con chi pensa che la Terra sia piatta, quando la realtà ci dice che è rotonda. Eppure di fronte a questo atteggiamento, spinto da provocatorio protagonismo, gli storici sono necessariamente chiamati ad intervenire perché oltre al valore della Memoria (elemento fondante delle democrazie europee) e in gioco la loro credibilità.
Una delle soluzioni, su cui però la storiografia è divisa, è l’introduzione in Italia del reato di negazionismo nel codice penale. Sull’opportunità e validità di questa opzione, al momento ferma al Senato, discuteranno nel pomeriggio gli storici Marcello Flores e Anna Rossi-Doria. A chiudere la tavola rotonda che vedrà confrontarsi, tra gli altri, il consigliere UCEI Giorgio Sacerdoti e Milena Santerini, firmataria del progetto di legge sul reato di negazionismo.
L’intensità di queste due giornate romane è la dimostrazione della necessità di trovare una risposta a un fenomeno pericoloso, che mina alla base i valori costituzionali e rievoca periodi bui del passato di cui la società italiana non sembra aver preso coscienza. Che il dibattito continui tra chi sul tema ha costruito la propria professionalità, è un segno positivo ma, stando al diffondersi nel web della retorica negazionista e antisemita, sembra altrettanto necessario trovare un modo per agire. Per fermare lo scempio della Memoria, ennesima violenza a chi della Shoah fu una vittima.

(11 aprile 2014)