In visita con i neocatecumeni
Il rabbino David Rosen è insignito di una medaglia vaticana di qualche ordine cavalleresco, che a Roma chiamerebbero una patacca. Egli è convinto di essere un gran conoscitore del Vaticano e ha creato un flusso ininterrotto di esponenti comunitari ebrei provenienti dagli Stati Uniti, impazienti di visitare il Pontefice (chiunque esso sia). Le immagini diffuse in Vaticano faranno poi aumentare i fondi per finanziare il viaggio a Roma. Ma in quanto a ingenuità alcuni rabbini israeliani possono superare perfino i capi comunitari americani. Qualche settimana fa Rosen ha condotto ad Auschwitz un gruppo di rabbini israeliani per assistere ad una cerimonia organizzata dai Neocatecumeni.
Questa organizzazione cattolica è simpatica a Rosen poiché a quanto pare ne condivide i metodi e forse perfino alcuni obiettivi. I Neocatecumeni non esistevano in Terra Santa prima del 2000. Fu il Nunzio di allora, Pietro Sambi, che ebbe l’idea di mobilitare 45 mila appartenenti a questa organizzazione per riempire l’anfiteatro costruito in fretta e furia accanto al Monte delle Beatitudini per la messa condotta dal papa Giovanni Paolo II. In quella occasione anche le riprese della RAI erano state ben orchestrate. Durante quella messa il papa era ripreso di spalle. In un primo momento questo fatto mi sorprese. Ma poco dopo una carrellata più lunga della cinepresa mi spiegò l’arcano mistero. Preso di spalle, Giovanni Paolo II, dominava non solo la scena dove si trovava, ma lo sguardo lo seguiva al di là di quella piattaforma, fino a raggiungere il Lago di Tiberiade. Ancora un poco e si sarebbe messo a camminare sulle acque, o così poteva sembrare. Ecco come si possono fare miracoli grazie a un bravo regista televisivo. Naturalmente queste sono solo immaginazioni mie.
I 45 mila neocatecumeni riempivano l’anfiteatro appena costruito dal Solel Bonè israeliano. Visione ecumenica tale da sollevare gli spiriti cristiani. Visto il successo ottenuto nel portare tanti spettatori, i neocatecumeni continuavarono la loro propaganda. Gli israeliani non assuefatti a simili spettacoli che la televisione diffondeva in tutto il paese, apprezzavano molto quelle poche parole di ebraico che i neocatecumeni avevano già imparato. Nei mesi successivi si costruiva una nuova chiesa, in aggiunta alla chiesa del Monte delle Beatitudini costruita dall’architetto Antonio Barluzzi negli anni ’30. Cosa si poteva fare di più per cristianizzare la regione?
A Roma c’è già chi sussurra che siano in arrivo nuove medaglie di riconoscimento per l’ottimo lavoro nel dialogo con la Santa Sede. Nel frattempo c’è chi si diletta a portare rabbini israeliani ad Auschwitz per assistere alle cerimonie dei neocatecumeni. Resta da chiarire perché gli israeliani abbiano bisogno di un’organizzazione cattolica per visitare quel grande cimitero che è Auschwitz. Ma il rabbino Rosen certamente conoscerà la risposta.
Sergio Minerbi, diplomatico
(24 aprile 2014)