contare…
“L’ebreo conta e computa. Conta giorni, settimane, anni, cicli di sette anni. L’ebreo conta sei giorni ogni settimana e quindi osserva lo Shabbat. L’ebreo computa quarantanove giorni, quindi sette settimane, durante il periodo del conteggio dell’Omer e conclude il contare con l’esistenza della festa di Shavuot. L’ebreo conta sei anni ed osserva al loro compimento l’anno di shemità. L’ebreo conta quarantanove anni e sette anni di shemità e quindi proclama l’anno del Giubileo.” Con queste parole il grande Rav Yosef Dov Solovietchik zl, chiamato semplicemente HaRav da migliaia di ebrei, scrisse l’incipit di uno dei suoi commenti al periodo del conteggio dell’Omer che è lo stesso periodo nel quale cade l’anniversario della sua morte. Contare significa dare un senso ad ogni attimo, ad ogni ora, ad ogni giorno. Contare significa comprendere il tempo che scorre, dare un senso al passato e nuove energie al futuro. Contare i giorni significa essere nel tempo e non subirlo, vivere il tempo e non sopravvivere ad esso. Contare e computare i giorni significa saper pregare e saper chiedere, saper parlare con Dio e saper parlare con se stessi: “Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio.” Queste sono le parole del Salmo 90, uno dei salmi attribuiti a Moshe. Nel saper contare i giorni si nasconde la saggezza umana, la consapevolezza umana, la capacità umana di vivere al meglio il proprio tempo. Il cuore saggio conta, il cuore senza saggezza lascia che il conteggio passi al di là di esso.
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(25 maggio 2014)