“Chi offende la Brigata Ebraica ingiuria l’intero retaggio della Resistenza”

rassegnaLe vicende del 25 aprile in primo piano sui quotidiani del fine settimana. “Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, il pomeriggio di giovedì 24 aprile aveva firmato una civilissima nota sul 25 aprile ricordando il ruolo che ebbe la Brigata Ebraica durante la Liberazione – commenta sul Corriere della Sera Paolo Conti – Purtroppo il presidente Gattegna aveva le sue ragioni, per preoccuparsi”. Il riferimento è a quanto accaduto nei cortei per celebrare la Liberazione a Roma e a Milano: “gruppi che alzavano bandiere palestinesi hanno aggredito e spintonato chi manifestava issando il vessillo della Brigata Ebraica. Si sono sentite grida come «Fascisti-fascisti», «Fuori i sionisti dal corteo», «Palestina libera», «Assassini»”. “A questo punto è urgente ricordare che chi offende il simbolo e il lascito della Brigata Ebraica ingiuria l’intero retaggio storico e politico della Resistenza italiana. Che l’insulto al contributo della Brigata alla Liberazione colloca automaticamente chi lo compie sulla sponda opposta all’antifascismo”.
A raccontare le dinamiche di quanto accaduto nella Capitale è, interpellato sul dorso romano di Repubblica, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici.

“È interessante tracciare un parallelo che risale a molto prima del Concilio, al 1946. Roncalli e Wojtyla che già allora mostrano uno spirito nuovo, due storie rivoluzionarie…”. Nel giorno in cui il Vaticano celebra la figura dei due Pontefici, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, intervistato sul Corriere della Sera da Gian Guido Vecchi, spiega il ruolo che i due ebbero nel cambiare i rapporti della Chiesa con il mondo ebraico. Il rav sottolinea l’importanza del Concilio Vaticano II e ricorda la visita in sinagoga di Wojtyla nel 1986, ma nella sua analisi sceglie di partire da una vicenda precisa: “i bimbi ebrei nascosti nei conventi negli anni della Shoah e che dopo la guerra non avevano più famiglia. Alcuni erano stati battezzati, varie organizzazioni ebraiche chiedevano fossero restituiti alle loro comunità ma da parte delle autorità ecclesiastiche c’era, diciamo così, un’enorme riluttanza. Il Sant’Uffizio dà disposizioni per bloccare la restituzione. E un momento nel quale, rispetto agli ebrei, esce tutto il cristianesimo preconciliare. Ecco, in quel momento Roncalli e Wojtyla si comportano altrimenti”.
Sulla Stampa, intervistato da Maurizio Molinari, il rabbino romano Vittorio Della Rocca, per anni al fianco del rabbino capo emerito Elio Toaff, condivide un ricordo personale, risalente al 17 marzo 1962. “Avevamo appena finito la funzione del sabato e stavamo uscendo dalla Sinagoga quando la polizia ci chiese di rimanere immobili. Dopo pochi minuti vedemmo arrivare il corteo di auto di Giovanni XXIII. Passando davanti alla Sinagoga le vetture rallentarono, l’auto papale sollevò il tettuccio e Giovanni XXIII si alzò. Ci guardò e ci benedisse. Ero a fianco di Toaff, che osservò come avevamo assistito alla prima benedizione di un Papa nei confronti del popolo ebraico”.
E sono tanti i commentatori che sottolineano come il legame più forte tra i due papi sia da ritrovare proprio nel Concilio, che ebbe nella scelta di un nuovo approccio nei confronti dell’ebraismo uno dei capisaldi (tra gli altri, Andrea Riccardi sul Corriere).

Tuttavia, proprio in questo giorno, si ricorda anche una delle vicende più dolorose nel rapporto tra Chiesa e mondo ebraico: riprendendo la notizia anticipata da Pagine Ebraiche 24, il Corriere annuncia la scelta del regista Steven Spielberg di girare un film dedicato alla storia di Edgardo Mortara, bimbo ebreo rapito nel 1858 dalle autorità dello Stato pontificio dopo essere stato battezzato in segreto da una domestica e mai restituito alla famiglia.

Sulle prime pagine dei principali quotidiani anche le dichiarazioni del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che in un evento elettorale in vista delle Europee parla di campi di sterminio.
“L’ex premier torna a parlare del 2003, quando diede del ‘kapò’ a Schulz, ora presidente del Parlamento europeo: ‘io non volevo offenderlo, ma… apriti cielo. Perché per i tedeschi, secondo loro, i campi di concentramento non ci sono stati. I campi di Katyn sì, quelli tedeschi no’” riporta, tra gli altri, il Corriere. Su Repubblica, si racconta l’indignazione, oltre che dello stesso Schulz e del gruppo dei Socialisti europei, che lo candida alla presidenza della Commissione, anche di Angela Merkel e dei Popolari europei, formazione a cui fa riferimento anche Forza Italia. Sempre su Repubblica il commento di Gad Lerner.

Israele. Sul Messaggero il punto rispetto alla situazione dei negoziati di pace dopo la riconciliazione tra l’Autorità nazionale palestinese e il gruppo terroristico di Hamas che governa la Striscia di Gaza. Fiamma Nirenstein sul Giornale racconta la proposta del Ministero dell’Istruzione di inserire l’educazione alla Shoah per i bambini dell’asilo.

Cultura. Repubblica intervista il regista israeliano Amos Gitai. Parla anche di cultura ebraica il regista Roberto Andò, a colloquio con Alain Elkann per la Stampa. Sul Corriere La Lettura torna la rubrica Alefbet di Daria Gorodisky.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(27 aprile 2014)