…istituzioni

Scopro per caso il mio nome in una discussione che circola per email fra personalità varie del nostro ebraismo. Mi sorprendo, ma non più di tanto, di non esserne stato messo al corrente in forma più diretta, forse perché da anni ormai non appartengo più alle istituzioni; e tuttavia qualche precisazione appare d’uopo. Mi si cita per accuse di ‘collusione’ con il fascismo che, attraverso le mie note su Moked, avrei rivolto a figure istituzionali. Il problema, credo, non è stabilire e censurare rapporti di collusione con forze politiche che hanno dato prova storica di antisemitismo bieco, quanto mettere in discussione certe relazioni di vicinanza e apertura di credito a forze che ne hanno ereditato tradizioni e ideali. Ricordo bene quando, durante passati congressi UCEI, venivano lanciate accuse brucianti di ‘collateralismo’ di singoli con il partito comunista. Certo anti-israelianismo aprioristico ne era buona giustificazione. Ora, e da vent’anni a questa parte, il problema è controbilanciato da forme di collateralismo con personalità del post-fascismo. Si è anche assistito a qualche adesione diretta a partiti della destra post-fascista. Il privato può naturalmente svolgere ed esprimere la politica che più gli aggrada, anche a fini personali, ma chi svolge incarichi pubblici avrebbe il dovere di sentirsi responsabile di rappresentare la comunità tutta e la sua sensibilità. Se, da un lato, è necessario intrattenere rapporti istituzionali con chi governa, di destra o di sinistra che sia, sembra, dall’altro, inderogabile osservare dei limiti di sicurezza, a salvaguardia della nostra coscienza e dell’immagine della nostra comunità. Si potrebbe talora anche decidere di rinunciare all’interesse della comunità se questo andasse a intaccarne la sostanza etica. Non si tratta qui di approfondire solchi ideologici fra destra e sinistra, quanto di garantire che la coscienza del nostro ebraismo rimanga integra e non ceda a compromessi o a piccoli interessi di bottega. Lo dobbiamo ai nostri figli, oltre che a noi stessi e alla nostra tradizione. Non possiamo scordare che ogni nostra azione, oltre a valere in sé, ha anche un valore educativo incalcolabile per la generazione che ci succede.

Dario Calimani, anglista

(6 maggio 2014)