Maggio europeo

grengaIl Consiglio d’Europa celebrava il 5 maggio come “Giorno dell’Europa”, ricordando la propria fondazione avvenuta il 5 maggio 1949. La Comunità Economica Europea, nel 1985, adottò invece come “Festa dell’Europa” il 9 maggio, in ricordo di Robert Schuman che il 9 maggio 1950 aveva proposto la creazione di un nucleo economico europeo, a partire dalla messa in comune delle riserve di carbone e acciaio, “come primo passo verso una futura Europa federale indispensabile al mantenimento della pace”. La data del 9 maggio segna anche il giorno successivo alla firma della capitolazione nazista, de facto la fine della Seconda guerra mondiale; la notizia della resa giunse l’8 maggio 1945 in Europa e negli Stati Uniti ma secondo il tempo di Mosca, più ad Est, la resa della Germania avvenne il 9 maggio.
CHARLOTTE 1L’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Isrec) ha dedicato la giornata del 9 maggio 2014 a far conoscere, attraverso una mostra, la voce di una grande europea, Charlotte Delbo (nell’immagine), testimone del Novecento, figlia dell’immigrazione italiana, resistente e deportata a Auschwitz-Birkenau e a Ravensbrück. La mostra intitolata Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci, prodotta dall’Isrec e dal Centre de la Résistance et de la Déportation di Lione e allestita nella Sala dei Giuristi di Piazza Vecchia, attinge dall’inedito archivio della scrittrice e dai ritratti fotografici di Eric Schwab, grande amico della Delbo. Tutta l’esperienza storica delle donne e degli uomini della nostra epoca, nella visone della Delbo, è messa alla prova di una radicale esigenza di distinzione tra verità, illusione, falsità.
Con l’iniziaiva della mostra (itinerante in Europa) Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci, l’Isrec prosegue l’impegno assunto nel 2013, anno in cui la Francia celebrava il centenario della nascita di Delbo (Vigneux 1913 – Parigi 1985), di far conoscere in Italia questa scrittrice lanciando, con la collaborazione della casa editrice Il filo di Arianna, una la collana a lei dedicata. Due le traduzioni già pubblicate, Spettri, miei compagni (2013) a cura di Elisabetta Ruffini; una riflessione che, a partire dall’universo concentrazionario, si allarga ai temi universali della memoria, dell’amore, dell’amicizia, dell’arte e del teatro, e Kalavryta della mille Antigoni (2014), ricordo di una rappresaglia nazista in un paese del Peloponneso raccontata dalle donne che sopravvivono e seppelliscono i corpi dei figli, mariti, fratelli, fidanzati.
Hanno inaugurato la mostra Elisabetta Ruffini (Isrec), Isabelle Rivé (CHRD Lione), Annette Wieviorka (CNRS – Université de la Sorbonne-Paris)
Annette Wieviorka, membro della Mission d’étude sur la spoliation des Juifs de France, era presente all’inaugurazione della mostra per lanciare una riflessione sul ruolo della cultura e dell’arte nella costruzione di una memoria collettiva europea e sul ruolo delle donne, e della prospettiva femminile, nella creazione di una sensibilità europea per il futuro.

Giovanna Grenga, insegnante

(11 maggio 2014