“La Shoah è imparagonabile ma capisco la rabbia di Oz”

rassegnaGrande intervista sul Corriere della sera per il politico israeliano Yair Lapid, ministro delle Finanze e leader del partito Yesh Atid. Con Davide Frattini Lapid parla dei temi caldi del momento: la politica negoziale, il futuro del Medio Oriente, la tutela delle minoranze religiose. Relativamente alle affermazioni di Amos Oz, che aveva condannato gli episodi di intolleranza verso alcune comunità cristiane di Israele parlando di “neonazisti ebrei”, il ministro spiega: “Sono figlio di un sopravvissuto alla Shoah, mio nonno è morto nel campo di Mauthausen. La Shoah è imparagonabile, il nazismo un fenomeno unico. La frase di Amos Oz nasce da rabbia e frustrazione comprensibili”.

Altro barcone, altro naufragio, altra tragedia del mare al largo di Lampedusa. Duro attacco del primo ministro Matteo Renzi all’Unione Europea per la scarsa collaborazione che questa fornirebbe nella gestione dei flussi migratori dai paesi più disagiati. “Ci lascia soli, ma non può salvare gli Stati, le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini”, è la dichiarazione riportata oggi dal Corriere.

Ergastolo. È la richiesta del pubblico ministero nel processo che vede alla sbarra l’ex 007 Giulio Trevisani per l’omicidio di Rafael Cohen, commerciante ed esponente di spicco della Comunità ebraica di Roma. “L’ex agente segreto in servizio all’Aise – scrive Miichela Allegri sul Messaggero – avrebbe sferrato un unico fendente, in modo preciso, senza una minima esitazione. Trevisani ha un movente: la gelosia. È follemente innamorato di Alessia Marini, che lavora come commessa in uno dei negozi di Cohen e che, almeno in un paio di occasioni, avrebbe subito avances non gradite da parte del principale. Trevisani lo scopre e la rabbia è troppo forte”. Secondo l’accusa, lo 007 non avrebbe esitato a vendicarsi “pur di difendere l’onore della sua donna”.

Tornano a spegnersi le luci del Colosseo in solidarietà ai cristiani vittime di odio e violenza nel mondo. Dedicata in particolare alle studentesse rapite dagli integralisti di Boko Haram in Nigeria è la manifestazione in programma per la serata di giovedì (il via alle 19.45) su iniziativa congiunta di Comunità ebraica romana e Comunità di Sant’Egidio. Sul dorso cittadino del Corriere Francesco Di Frischia intervista il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo. “La fiaccolata non vuole essere una condanna sterile della violenza – spiega Impagliazzo – ma l’ennesimo atto concreto di pressione sui governi e sull’opinione pubblica che devono reagire ovunque manchi la libertà di religione”.

Guido Olimpio, sulle pagine nazionali, analizza intanto i possibili scenari di intervento per mettere in salvo le ragazze ricordando, tra gli altri, il prezioso contributo offerto in queste ore dalle forze di sicurezza israeliane. Lo scenario sembra tuttavia estremamente complesso e nebuloso. “I governi occidentali – scrive Olimpio – hanno messo a disposizione agenti, mezzi e informazioni. Un aiuto che può essere importante a patto che i locali sappiano sfruttarlo al meglio, cosa tutt’altro che scontata”.

Breve incontro negli scorsi mesi tra papa Bergoglio e Bernard Fellay, superiore della discussa lefebvriana Fraternità sacerdotale San Pio X. L’incontro sarebbe dettato dalla casualità e non da una richiesta di udienza da parte di Fellay. È quanto scrive Avvenire basandosi anche sulle parole del portavoce della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi. “Il contatto – scrive il quotidiano della Cei – si è svolto dopo che Fellay, successivamente a un meeting informale, aveva pranzato con i vertici della Commissione Ecclesia Dei a Santa Marta dove, come di consueto, c’era anche il papa. E quando il pontefice stava lasciando il refettorio il segretario dell’organismo vaticano, l’arcivescovo Guido Pozzo, ha tenuto a presentargli Fellay. Ne è seguito un cortese, ma brevissimo, scambio di parole. E nulla più”.

Matajudios, “ammazza ebrei”. È il nome, risalente all’Inquisizione, di un piccolo borgo nel Nord Est della Spagna. Stanco di questa denominazione, il sindaco del comune iberico ha proposto un referendum per voltare pagina. L’appuntamento con il voto è per domenica 25 maggio, in concomitanza con le elezioni europee. Scarse comunque le possibilità di riuscita. “È evidente che dobbiamo cambiarlo perché è offensivo ma in tanti mi ripetono che è così da sempre e non ne vedono la necessità”, spiega il primo cittadino a Repubblica.

Nelle librerie Il processo Eichmann (ed. Einaudi) di Deborah Lipstadt. Sul Corriere doppio paginone di Paolo Mieli che, tra i vari aspetti di un evento che ha fatto la storia del Novecento, sceglie di soffermarsi sulla contrapposizione che emerse tra lo Stato di Israele e l’American Jewish Committee sulla sorte del criminale nazista. L’Ajc voleva infatti che il prigioniero, responsabile dei più atroci delitti contro l’umanità, fosse giudicato in Germania e non a Gerusalemme.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(13 marzo 2014)