Periscopio – La Legione ebraica
Di grande interesse è stato l’incontro, svoltosi lo scorso giovedì 8 maggio, al Palazzo Serra di Cassano di Napoli, in occasione del 100° anniversario della Prima Guerra Mondiale e del 66° anniversario dell’Indipendenza di Israele, dedicato al tema “La Legione Ebraica nella Prima Guerra Mondiale. Alle origini dello Stato di Israele” (promosso dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dall’Associazione Italia-Israele di Napoli e dal Lions club “Napoli 1799”, con la partecipazione, oltre al conferenziere Stefano Magni, di Rav Scialom Bahbout, Ugo Maria Chirico, Daniele Coppin, Giuseppe Crimaldi, Luciano Minieri).
Magni ha illustrato, attraverso un’affascinante ricostruzione storica, ricca di particolari poco conosciuti, le controverse vicende politiche, militari e diplomatiche che portarono al riconoscimento ufficiale, da parte dell’Impero britannico e poi della Società delle Nazioni, dell’esigenza della nascita di quel “focolare nazionale ebraico in Palestina” che poi sarebbe diventato lo Stato di Israele.
Iniziata come un conflitto fra soli imperi europei, la Grande Guerra – come ricordato da Magni – coinvolse l’Impero Ottomano e si estese anche al Medio Oriente per una serie di eventi fortuiti. Il movimento sionista si inserì nel conflitto con un corpo combattente nell’estate del 1917: la Legione Ebraica, forte di 10mila uomini, inquadrata nell’esercito britannico, il cui obiettivo era la liberazione della Palestina dal dominio ottomano. Fu il primo corpo combattente interamente costituito da ebrei, premessa necessaria alla futura indipendenza. E di fondamentale importanza, per gli esiti del conflitto, fu la costituzione, nella stessa Palestina, nel 1917, dietro le linee ottomane, di una rete di spionaggio, costituita dai fratelli Aaron e Sarah Aaronsohn (il cd. gruppo “NILI”), che permise all’esercito britannico di acquisire le informazioni indispensabili (per esempio, riguardo alla collocazione delle rare sorgenti acquifere del deserto) per l’avanzata nel territorio sconosciuto e inospitale. Furono gli ebrei, molto più che gli arabi, a collaborare con successo alla causa dell’Intesa nel Medio Oriente. Tale contributo sembrò ottenere un riconoscimento con la famosa Dichiarazione Balfour, del 2 novembre 1917, con cui, com’è noto, il governo di Sua Maestà dichiarava il proprio sostegno alla costituzione del “focolare nazionale ebraico”. Ma si trattò di una breve illusione, perché la fine della guerra pose fine ad ogni speranza: gli inglesi, ben presto, si disinteressarono della causa sionista. E, durante gli anni terribili del nazismo, centellinando i visti d’ingresso in Palestina, col famigerato ‘libro bianco’, abbandonarono gli ebrei d’Europa al loro destino.
Quei 30 anni intercorsi fra la fine della Grande Guerra e la proclamazione dell’indipendenza dello Stato ebraico avrebbero potuto essere evitati. E, con loro, avrebbe potuto essere risparmiata al popolo ebraico e all’umanità intera l’immane catastrofe della la Shoah, che ha, tra le sue cause, anche questo tragico errore, su cui sarebbe opportuno, ancora oggi, riflettere.
Francesco Lucrezi, storico
(14 maggio 2014)