Intervento di rav Di Segni e Riccardo Pacifici. Da Bergoglio al voto europeo
Da una parte l’appuntamento con le elezioni che cambieranno volto alle istituzioni europee, dall’altra la visita di papa Bergoglio in Medio Oriente e i possibili riflessi di questo evento nel dialogo interreligioso. Un duplice fronte informativo aperto in occasione della conferenza stampa convocata nella sede dell’Associazione stampa estera dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e dal rabbino capo Riccardo Di Segni. A moderare gli interventi il corrispondente della radio israeliana Yossi Bar.
Nel sottolineare la “relativa facilità di comunicazione” che vi sarebbe con il Vaticano, il rav Di Segni ha riferito di una recente telefonata del papa per chiarire parte delle preoccupazioni emerse sulla stampa ebraica a seguito di alcune pubbliche uscite di Bergoglio che avevano fatto emergere non poche perplessità per il futuro del dialogo. “Le predicazioni del papa, attingendo a testi scritti in un periodo particolarmente problematico – ha spiegato Di Segni – possono avere l’effetto di prestarsi a semplificazioni che, se non spiegate in modo corretto, hanno il risultato mediatico di generare insofferenza verso la cultura e il mondo ebraico. Consapevole di questa situazione, mi sono fatto portatore di una richiesta di chiarimento. Il papa mi ha chiamato e così ci siamo scambiati due opinioni sull’argomento”.
Per quanto concerne il voto europeo Pacifici ha affermato come sia forte, nel mondo ebraico, sia la preoccupazione per il rischio di una sommatoria complessiva dei risultati delle destre xenofobe e razziste tale da portare alla costituzione di un terzo blocco alternativo ai gruppi popolare e socialista con possibili influenze sui meccanismi interni all’Unione. Nello specifico della campagna elettorale italiana ha quindi denunciato l’utilizzo improprio del tema della Memoria, spiegando come l’attuale silenzio della leadership ebraica in merito sia frutto di una decisione consapevole motivata dalla volontà di non farsi strumentalizzare nell’agone politico. “Dopo che saranno noti i risultati del voto, torneremo a parlare” ha annunciato Pacifici.
Ha invece espresso chiaramente la propria posizione il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi. Intervistato dal quotidiano Il Giornale sulle affermazioni di Beppe Grillo, ha infatti commentato: “Dalla vivisezione del cane di Silvio Berlusconi a Hitler, io credo che dobbiamo arginarlo, fermarlo. Così è nato anche il fascismo”. Meghnagi ha poi raccontato di avere paura, “paura fisica dell’investimento sulla rabbia che sta facendo Grillo come mai prima mi era capitato”. Secondo il presidente degli ebrei milanesi la rabbia avrebbe due possibili esiti: cambiamento democratico o distruzione della democrazia. E in questa prospettiva “Grillo guida la seconda ipotesi”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(21 maggio 2014)