Qui Milano – Verso Jewish and the City, studiare ebraismo a Teatro

teatro parentiUna lezione di ebraismo e una cornice d’eccezione, il Teatro Franco Parenti di Milano. Si è aperto ieri sera il ciclo di lezioni di rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in una delle più vivaci istituzioni culturali del panorama milanese.
“Il cammino verso la libertà alla luce della Tradizione ebraica” il filo conduttore dell’iniziativa, che segna l’inizio del percorso verso la seconda edizione del Festival di Cultura ebraica Jewish and the City, in programma il prossimo settembre, incentrato sulla festa di Pesach e sugli insegnamenti legati all’Uscita dall’Egitto.
“Inaugurare queste lezioni proprio nella serata di oggi, nel giorno in cui i luoghi di cultura ebraica aprono le porte in solidarietà con quanto accaduto a Bruxelles, è molto significativo – ha sottolineato rav Della Rocca – Alla base è l’idea di un esperimento alla vigilia del festival, sempre seguendo il principio ispiratore di raccontare alla cittadinanza cosa sia la cultura viva dell’ebraismo, una cultura di minoranza, che lotta per continuare a esserlo”.
“Questo teatro si propone da sempre di analizzare la complessità della realtà – il saluto della direttrice del Parenti Andrée Ruth Shammah – Trovo particolarmente bello che il ciclo con rav Della Rocca si svolga in un momento in cui il nostro teatro sta portando avanti anche un percorso legato al significato delle dipendenze”.
Al centro del primo partecipato incontro, la pericolosità dei percorsi brevi nella dimensione identitaria, partendo proprio dalle vicende narrate dall’Esodo.
“Sin dai suoi esordi, quella ebraica è stata una cultura dialettica” ha sottolineato rav Della Rocca, seduto con il pubblico intorno al grande tavolo messo a disposizione dal Teatro “perché , come nelle accademie talmudiche, non ci sia un professore ex cathedra che instauri un distacco accademico, ma un confronto tra pari e condiviso”. Dalla storia della mancanza di comunicazione tra Caino e Abele, e della tragedia che ne derivò, fino alle parole tra Abramo e Sara, per arrivare poi alla schiavitù e alla liberazione dall’Egitto, il rav ha messo in luce proprio l’essenzialità della dimensione identitaria per consentire a un popolo asservito di riconquistare la libertà. “Il Libro della Torah che in italiano è tradotto come Esodo, in ebraico si intitola “Shemot”, cioè nomi. Perché pur nella difficoltà e nell’assimilazione del contesto egiziano gli ebrei mantennero i nomi dei Padri, e grazie a questo si salvarono”.
In sala, tra gli altri, il vicepresidente UCEI Roberto Jarach.
Prossimo appuntamento con rav Della Rocca al Teatro Parenti il prossimo 9 giugno, per parlare di “Tempo e Memoria: l’esilio”.

(27 maggio 2014)