pace…

“E concedi la pace …” (Bemidbàr 6, 26). In questi ultimi versi della Parashà di Nasò viene data da Dio la mitzvà della Birkàt Cohanìm. Ci fa notare Rabbenù Yakòv ben ‘Ashèr, conosciuto come Bàal ha-Turìm, che la Ghematrià – il valore numerico, dell’ultima parola della Birkàt Cohanìm la parola “Shalòm” – pace, ha lo stesso valore della parola Esàv – Esaù, denominazione questa attribuita a chi non è ebreo. Viene qui sottolineato dalle Scritture l’importanza di essere solleciti nell’interessarsi alle condizioni del prossimo, al suo benessere, ciò che nel linguaggio rabbinico è chiamato Sheelàt Shalom – domanda di pace. Ciò viene a sottolineare che tale sollecitudine sia intesa anche nei riguardi del non ebreo. È scritto nel Talmùd (Berachòt 17a): “Hanno detto a proposito di Rabbàn Yochannan ben Zakaì che nessuno mai in vita gli anticipò la Shalòm, persino i non ebrei”.

David Sciunnach, rabbino

(28 marzo 2014)