Peres e Abu Mazen in Vaticano

rassegnaNon vuole essere un vertice politico ma un “momento comune di preghiera per la pace”. L’appuntamento è per il prossimo 8 giugno quando il presidente di Israele Shimon Peres incontrerà in Vaticano papa Bergoglio e con lui il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Dopo l’annuncio durante il viaggio del papa in Medio Oriente della volontà di organizzare questo incontro, è arrivata dunque la conferma della presenza di Peres e Mazen sul soglio pontificio. “Sarà un incontro di preghiera – aveva voluto precisare durante il volo di ritorno Bergoglio, come riportano tra gli altri Corriere della Sera e Repubblica – non sarà per fare una mediazione o cercare soluzioni, no. Ci riuniremo a pregare, soltanto”. “Prima alla Messa a Betlemme poi all’arrivo a Tel Aviv – scrive l’Avvenire in riferimento al papa – ha invitato Abu Mazen e Peres offrendo ‘la sua casa’ in Vaticano per pregare insieme per la pace, alla presenza anche di un rabbino e di un religioso musulmano”.

Su iniziativa di Gabriele Nissim, presidente dell’Associazione Gariwo, anche la Polonia inaugurerà un Giardino dei Giusti per ricordare le vittime del totalitarismo. Marek Edelman, Jan Karski, Magdalena Grodzka-Guzkowska, uomini e donne a cui Varsavia renderà omaggio con la piantumazione di un albero. Come riporta il Corriere, infatti, il prossimo 5 giugno “ il Giardino comincerà a esistere nel quartiere di Wola, vicino al luogo in cui sorgeva il Ghetto, e sarà frutto della collaborazione tra l’associazione Gariwo e il Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia”. “Un monito all’Europa – spiega Nissim – affinché combatta ogni forma di razzismo, ogni ideologia totalitaria”.

“Un’azione legale nei confronti dell’estremista di destra Roberto Jonghi Lavarini e della trasmissione televisiva di Mediaset”. L’Unità riporta la decisione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna di prendere duri provvedimenti contro le vergognose affermazioni del militante di estrema destra, andate in onda nella puntata conclusiva de Le Iene su Italia 1, e contro il programma stesso perché “di fronte a milioni di spettatori si è fatto cassa di risonanza di deliranti farneticazioni neonaziste”, ha affermato Gattegna.

I cori ebraici d’Europa. Al via ieri sera al Teatro Argentina di Roma la manifestazione internazionale dedicata ai cori ebraici con presenze, oltre ai padroni di casa del coro HaKol di Roma (cui associazione festeggia il ventennale dalla nascita), di ensemble da Londra, Berlino, Vienna, San Pietroburgo e Leopoli. La partecipazione del coro ucraino, vista la difficile situazione in patria, è stata a lungo a rischio ma “è scattata la solidarietà del ‘popolo del festival’ e alla fine grazie anche ai social network e all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane i problemi sono stati risolta” (Unità).

“I graffiti sul muro di Betlemme erano un messaggio al papa”. Maurizio Molinari su La Stampa intervista uno degli autori delle scritte comparse a Betlemme e di fronte a cui papa Bergoglio si è fermato in raccoglimento. L’uomo si chiama Mohammed Lofti, detto Habashi, militante di Al Fatah che ha come modello l’ex leader palestinese Yasser Arafat. Solita la retorica adottata da Habashi per spiegare la situazione tra israeliani e palestinesi, con il vergognoso accostamento dei primi ai nazisti e con la distorsione della storia che vedrebbe i secondi come i combattenti del ghetto di Varsavia.

Ampio spazio nelle pagine romane del Corriere e del Messaggero alla personale del noto artista israeliano Tsibi Geva, protagonista fino al 14 settembre al Macro di Testaccio. “Gestualità, segni di grandi dimensioni, a volte ripetuti e aggressivi quasi a voler aggredire le tele – scrive il giornalista Edoardo Sassi del Corriere – ma questi «lampi» non sono mai del tutto disgiunti da una sua riflessione su cultura, politica, filosofia e mistica, ponendo al centro del suo lavoro l’esplorazione della propria identità e quella del suo paese”. La mostra è sostenuta dall’Ambasciata d’Israele in Italia e dalla Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti.

“La Memoria – lo sappiamo bene tutti – è un esercizio necessario per una democrazia compiuta e per una buona convivenza civile. Coltivare il ricordo e i valori di chi ha messo in gioco la propria vita per battersi contro una dittatura e un’occupazione è, aggiungerei, un obbligo. Ma fin qui siamo alle parole e alle buone intenzioni. Il vero punto è quando si passa ai fatti”. La riflessione di Paolo Conti sul Corriere della Sera che, rispondendo a una lettrice indignata per l’ennesimo sfregio alla targa del Parco della Resistenza di Porta San Paolo dedicata alle donne cadute l’8 settembre, sottolinea il silenzio delle autorità e associazioni di fronte all’episodio.

Daniel Reichel

(30 maggio 2014)