Identità: Dante Lattes
Nel 1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa significa essere ebreo?” – scaricabile dai siti www.proedieditore.it e www.hansjonas.it – ha messo in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte. Oggi è la volta di Dante Lattes.
Scrittore, giornalista ed educatore, nasce a Pitigliano (Grosseto) e, ancora bambino, si trasferisce con la famiglia a Livorno. Studia nella scuola ebraica e frequenta il Collegio Rabbinico, sotto la guida di Elia Benamozegh. Ordinato rabbino, si trasferisce a Trieste nel 1898 e inizia la carriera giornalistica presso “Il Corriere Israelitico”. Questo lavoro si accompagna a quello di insegnante di ebraico nelle scuole israelitiche della città. Nel 1903 diventa direttore del “Corriere israelitico”, incarico che mantiene fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Nel 1916, a Firenze, insieme ad Alfonso Pacifici, pubblica il settimanale “Israel” e, più tardi, nel 1925, fonda il periodico culturale “La Rassegna Mensile di Israel”. Sionista della prima ora, ha tradotto in italiano i testi sionisti classici. Insegna lingua e letteratura ebraiche all’Istituto di lingue orientali di Roma e pubblica testi di esegesi biblica. Tra i suoi lavori: Apologia dell’Ebraismo (1923) e Il Sionismo (1928).
Signor Primo ministro,
Ho ricevuto la Sua lettera del 27 ottobre 1958, inviata per posta ufficiale da Gerusalemme il 2 dicembre 1958, soltanto il 22 gennaio 1959. La prego di scusare il ritardo della mia risposta, indipendente dalla mia volontà. Sull’iscrizione [allo stato civile] dei figli di matrimoni misti i cui genitori, il padre come la madre, esprimono il desiderio di iscrivere come ebrei, è auspicabile, a mio parere, non respingerli e non escluderli ma accoglierli nel kelal Israel. Visto che l’iscrizione [allo stato civile] non ha niente a che vedere con la religione e non ha finalità religiose, ma il solo scopo di segnalare che la persona iscritta non è né cristiana, né musulmana e che perciò non è necessario temere che sia un pericolo per lo Stato o che possa arrecare danno allo yishuv, non c’è alcun dubbio, a mio avviso, che sarebbe ingiusto toglierle il privilegio e la dignità di appartenere al popolo di Israele. Questa persona non appartiene a nessun’altra religione e a nessun’altra nazione; è cittadina del paese, con i suoi genitori, frequenta o frequenterà scuole ebraiche e parlerà ebraico; tutta la sua educazione e le sue conoscenze avranno una fonte ebraica e apparterranno alla cultura storica millenaria, da Abramo ai giorni nostri. I rabbini, gli insegnanti e i dirigenti del popolo hanno il dovere di accogliere il figlio di madre non ebrea, [di fargli conoscere] l’ebraismo nella sua pienezza e nella sua verità! Il governo ha il dovere di pubblicare e di stampare a margine o dietro le carte di identità che il termine ebreo iscritto nella rubrica nazione non ha alcun significato religioso e non lede affatto [l’autorità] giuridica dei tribunali rabbinici, né la tradizione del popolo né il diritto ebraico corrente. È soltanto una decisione resa necessaria dalle circostanze a beneficio del popolo e per la pace dello Stato.
La prego di accogliere, signor Primo ministro, l’espressione più sincera del mio rispetto e della mia amicizia.
Dante Lattes
(1 giugno 2014)