Qui Roma – La Liberazione del Tempio

SONY DSCLibertà. Una conquista dopo la brutalità del nazifascismo. Un valore fondante della nostra democrazia. Un principio da difendere contro chi, nonostante le tragedie del passato, cerca di minacciarlo. Raccolti davanti al Tempio Maggiore della Capitale, gli ebrei romani, i loro concittadini, le autorità hanno ricordato questa mattina la liberazione di Roma da parte degli alleati e la riapertura, quello stesso 4 giugno 1944, del Tempio Maggiore della città. Un momento simbolo per l’Italia intera, celebrato dalla più antica Comunità della Diaspora, rendendo onore a coloro che a spese della propria vita si batterono per Roma, per la sua liberazione dal nazifascismo. “Gli ebrei celebrano da oltre 30 secoli Shavuot (che cade domani), la festa che ricorda il dono della Torah. Ancora oggi, non dimentichiamo quell’evento. E così non deve accadere per le feste civili come questa. La memoria di ciò che accadde settant’anni fa non deve essere corta”, il monito di rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, nel corso della cerimonia, aperta dalle parole del presidente della Comunità ebraica della Capitale Riccardo Pacifici e a cui sono intervenuti il sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. A richiamare alla mente quei giorni di settant’anni fa, i ricordi dei testimoni Cesare Anticoli e Franco Forno. Le celebrazioni, introdotte da Ruben Della Rocca, assessore ai rapporti istituzionali della Comunità di Roma, hanno visto rendere onore alle bandiere di Canada, Francia, Israele, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, con la presenza dei rispettivi ambasciatori (tra cui Naor Gilon, ambasciatore di Israele in Italia) e le note degli inni nazionali suonate dalla banda dell’esercito italiano.
“Abbiamo anticipato di un giorno i] ricordo della Liberazione perché il 4 quest’anno coincide con la nostra festa di Shavuot, che ricorda la consegna delle Tavole della legge a Mosè”, ha ricordato Pacifici che poi ha voluto sottolineare, salutando gli ambasciatori presenti, rappresentati oggi di chi settant’anni fa liberò Roma e aprì le porte del Tempio Maggiore, che “senza quelle truppe oggi non saremmo liberi e sicuramente non saremmo mai nati”.
“Il 4 giugno 1944 fu uno spartiacque decisivo – ha affermato il presidente Zingaretti – tra la violenza, la discriminazione, la negazione della libertà, gli anni di segregazione razziale in cui gli italiani furono divisi da altri italiani, e il modello di una convivenza civile, la riaffermazione di beni non scontati, della democrazia, del ritorno alla vita”. L’auspicio di Zingaretti è che si continui a coltivare una Memoria condivisa, che la libertà affermata quel 4 giugno di settant’anni fa continui a essere tutela e difesa ancora oggi, a maggior ragione dopo ferite come quella di Bruxelles (con l’attentato al Museo ebraico della città). Una memoria condivisa, che per il presidente Zingaretti, passa inevitabilmente dalla Resistenza, a cui partecipò con onore la Brigata Ebraica. “A cui va il nostro grazie”, ha ricordato il presidente. Un grazie a quegli uomini e donne che contribuirono a liberare Roma e non solo.
“Dobbiamo ricordare per tenere vivo il sacrificio di chi ha combattuto per la nostra libertà”, ha sostenuto il sindaco Marino che ha voluto salutare tra i presenti Sami Modiano, sopravvissuto alla Shoah, le cui parole e testimonianze sono state di insegnamento per centinaia di studenti.

d.r.
(3 giugno 2014)