Nugae – Disegni

matalonPer alcuni la coordinazione cervello-mano rimarrà sempre un sogno proibito. Non si tratta solo di rompere rumorosamente tazze in ufficio o mettere lo smalto sulle unghie con la vana speranza di non ottenere una volta nella vita anche qualche polpastrello color corallo o rosa barbie. Dietro c’è una velleità più artistica. In questo momento alimentata dai disegni di Bob Eckstein pubblicati sul New Yorker di tutte le vetrine e gli ingressi delle librerie di New York con tanto di commento. Mannaggia, conferirebbe un’aria così romantica e chic poterlo fare. Ma purtroppo l’abilità a disegnare è una di quelle doti innate, che fa fare spallucce a chi ce l’ha e logorare chi non ce l’ha. Che si può allenare sarà anche vero, come l’orecchio assoluto, ma averlo già avrà pur facilitato Mozart almeno un pochino? E non essere scelti per ultimi ogni volta che c’è da fare le squadre di pallavolo renderà pure un po’ più motivati a giocare di più? Insomma, ecco perché le arti figurative costituiscono un tale tormento. E nello specifico, molto più dei quadroni da MOMA, i disegni semplici e senza troppe pretese come quelli dei vignettisti. Perché uno se li immagina prendere forma in pochi secondi e con pochi tratti di matita, generalmente a partire da un qualche particolare microscopico che poi si perde nell’insieme. Forse tutta questa aspirazione è solo data dal desiderio non troppo celato di giustificare potenziali dilapidazioni di patrimoni in materiali da cartoleria da tenere nella borsa e da estrarre con nonchalanche, ma che sarebbero del tutto inconcepibili (tipo una china lilla o un blocco di fogli per acquarelli con meravigliosi fogli ruvidi). Però ci sono particolari disegni che sarebbe bello essere capaci di fare. Estendere il progettone di Eckstein a tutte le librerie del mondo per esempio. Fare la turista in siti affollati e invece che tornare a casa con una serie di foto storte e piene di teste mozzate di sconosciuti per poi andare a cercarne di migliori su Google, sedersi in un angolino con aria compresa e creare il proprio schizzo su un quaderno con le pagine bianche. Risparmiare su un sacco di regali e biglietti regalando opere proprie, che poi sono più originali e più sentite. Ritrarre luoghi e persone che non si vedono da tanto o non si vedono più basandosi sul proprio ricordo, che è sempre diverso è un po’ più bello di come sono in realtà. E invece, ogni volta fogli a righe o a quadretti si riempiono di cuoricini asimmetrici e fiorellini stilizzati. Che piano piano poi si trasformano in parole. Ecco, tanto per cambiare.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF

(8 giugno 2014)