Dialogo – “Abbiamo tutti bisogno della pace”

peres vaticano“Dobbiamo porre fine alle lacrime, alle violenze, ai conflitti. Abbiamo tutti bisogno della pace. Una pace su basi eguali”. Così Shimon Peres, nei giardini del Vaticano durante il momento di preghiera e riflessione indetto da papa Bergoglio con la partecipazione, oltre al Capo di Stato israeliano, del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas e del patriarca ortodosso Bartolomeo. Un incontro ecumenico per la cessazione di ogni ostilità nato nel solco della missione del papa in Medio Oriente e accolto con molto interesse dall’opinione pubblica internazionale. Nella delegazione che ha preso parte all’iniziativa il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e il rabbino capo di Firenze Joseph Levi. Al loro fianco anche l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Zion Evrony.
L’obiettivo della pace, la sfida di un progetto segnato da continui ostacoli ma anche da molteplici opportunità. “Compromesso” il concetto chiave del discorso di Peres, atteso nelle scorse ore da uno dei suoi ultimi interventi pubblici prima della cessazione di un mandato che ha illuminato il mondo intero. “La pace non viene facilmente – le sue parole – e noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi”. Quindi un commovente richiamo all’unità e alla concordia tra tutti i popoli: “Noi tutti siamo uguali davanti al Signore. Noi siamo tutti parte della famiglia umana. Perciò, senza pace noi non siamo completi e dobbiamo ancora compiere la missione dell’umanità”.
Parole di apertura anche dal presidente Abbas. “Noi desideriamo la pace, per noi e per i nostri vicini. Una pace comprensiva e giusta al nostro Paese e alla regione – ha dichiarato – cosicché il nostro popolo e i popoli del Medio Oriente possano godere il frutto della pace, della stabilità e della coesistenza”. Un impegno che sembra tuttavia sempre più complicato portare avanti prendendo in considerazione gli assetti del nuovo esecutivo palestinese, appena sorto dall’asse tra Al Fatah e il gruppo terroristico di Hamas. Ricordando una celebre frase di Giovanni Paolo II, Abbas ha poi affermato: “Se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sarà testimoniata nel mondo intero”.
Un fermo richiamo per un futuro all’insegna della reciproca comprensione è quindi arrivato da Bergoglio. “Il mondo – ha spiegato – è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati. È vero, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino”. Richiamandosi alle tante vittime innocenti della guerra e della violenza, il papa ha commentato: “La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti”.
Tra i momenti più significativi della cerimonia, apertasi con la recitazione di tre preghiere (una ciascuna per le tre religioni monoteiste) la lettura di un salmo da parte del rav Levi. Lo stesso salmo, ha poi spiegato, che da giovane lesse sulla tomba di Abramo in occasione di un incontro interreligioso organizzato dal sindaco “santo” di Firenze, Giorgio La Pira, cui il pensiero di molti è andato in queste ore di mediazione e meditazione.

Adam Smulevich
twitter @asmulevichmoked

(9 giugno 2014)