Israele premia Napolitano
“Una figura guida in Europa nella lotta al negazionismo della Shoah e dell’antisemitismo ed è consapevole del legame spesso esistente tra sentimenti antiebraici e anti-israeliani”. Diverse le motivazioni che hanno portato Israele a premiare il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano con la Medaglia d’Onorificenza Presidenziale, il più alto riconoscimento civile dello Stato ebraico. A consegnare personalmente all’amico Napolitano il premio a una carriera politica segnata dalla difesa dei diritti della minoranza ebraica e di Israele, il presidente israeliano Shimon Peres. Salito al Colle a ventiquattro ore dall’incontro in Vaticano con papa Bergoglio e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, Peres ha fatto riferimento alla volontà di pace di Israele. “Nella cerimonia al Quirinale, cui hanno preso parte anche il ministro Mogherini e il presidente delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna – riporta la giornalista del Corriere della Sera Paolo Valentino – Peres ha sottolineato che ‘Israele tende la mano perla pace ai palestinesi nostri vicini’ e che occorre ‘trovare una soluzione concordata e accettata da entrambe le parti’”.
Sull’incontro di preghiera per la pace in Vaticano torna l’Osservatore Romano, definendolo “storico” e sottolineando la grande attenzione dedicata dai media internazionali all’appuntamento tenutosi domenica scorsa. Tra le riflessioni riportate dal quotidiano vaticano, le parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, pubblicate sul Portale dell’ebraismo italiano Moked.it, che aveva sottolineato l’importanza dell’evento anche in relazione ai rapporti tra le religioni. “Non dobbiamo permettere – affermava Gattegna, ripreso dall’Osservatore – che la svolta epocale ed eccezionale, se paragonata alle problematiche relazioni e ai conflitti dei secoli precedenti, iniziata cinquant’anni fa, perda il suo carattere e il suo valore”. Di fiammella di speranza ha invece parlato Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma. “Un evento ‘religioso e non politico’ – scrive l’Osservatore riportando le parole di Pacifici – che ha voluto ‘colpire i cuori, soprattutto dei giovani’, sia israeliani sia palestinesi”. Spazio, invece, sul Foglio alle perplessità di cui aveva dato conto rav Riccardo Di Segni, assente all’incontro di domenica, in un editoriale pubblicato da Pagine Ebraiche. “L’invito a partecipare all’evento in Vaticano – ha spiegato al Foglio il rav – non mi è arrivato dalla Santa Sede, ma dall’ufficio del presidente israeliano Shimon Peres. Se fossi stato a Roma sarei stato presente, ma con semplice ruolo di testimone, perché molto perplesso sull’impostazione dell’evento”. Di momento di dialogo importante, sia tra religioni sia tra israeliani e palestinesi, parla nel suo editoriale il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian.
Le Pen contro Le Pen. Diversi quotidiani italiani (Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa tra gli altri) parlano del presunto scontro in famiglia tra padre, Jean Marie, e figlia, Marine, per l’ennesima uscita antisemita del primo. “Ne faremo un’infornata”, aveva infatti sogghignato il padre fondatore del Front National, riferendosi – nel corso di un’intervista – a chi, come l’attore ebreo Patrick Bruel, aveva giurato di lasciare la Francia in caso di vittoria del partito di estrema destra, oggi guidato da Marine Le Pen. “Un errore politico”, si è affrettata a dire Marine, impegnata da anni a ripulire l’immagine del partito, in riferimento alle parole paterne. Una presa di posizione che non ha proprio il sapore della condanna, nonostante il video dell’intervista sia sparito dal sito a poche ore dalla pubblicazione. L’impressione che le sparate di Jean Merie – che nel corso degli anni ha collezionato diverse e vergognose uscite antisemite – siano comunque buone alla causa del Front National e della figlia Marine è difficile da cancellare.
“È vero, il Papa può essere considerato ‘il protettore di Roma’ nel 1944. Protettore di tutti, ma non degli ebrei, neppure di coloro che da secoli (più secoli della Chiesa) hanno abitato e vissuto e lavorato e pregato a un passo dal Vaticano”. Così Furio Colombo sul Fatto Quotidiano risponde a una lettrice che esprime i suoi dubbi sulla scelta di un programma radiofonico di definire Pio XII “protettore di Roma”. “Non una parola sulla razzia degli ebrei di Roma, più di mille, quasi tutti morti ad Auschwitz, condotta in piena libertà da tedeschi e fascisti a 500 metri dal Vaticano, e su cui non è stata spesa una parola – scrive la lettrice in riferimento al documentario radiofonico andato in onda il 4 giugno in occasione delle celebrazioni per la Liberazione di Roma – È una svista grave per una celebrazione cosi importante”.
“Se in onda va in radio il razzismo”. Un altro lettore, questa volta su Repubblica, si dice “attonito dallo spazio dato (dal programma la Zanzara di Radio 24) a stralci di una intervista di un fascista antisemita, certo Roberto Jonghi Lavarmi, già andata in onda nella trasmissione tv delle Iene”. La questione, riportata nei giorni scorsi su Moked.it, è passata troppo sottotraccia secondo il lettore che scrive “Mi chiedo come sia possibile che una radio che fa capo al Sole 24 Ore, quindi a Confindustria, tolleri simili infamie e come sia possibile che non venga manifestata la più che legittima riprovazione”. Rispondendo alla lettera, Corrado Augias invoca auspicabili parole di chiarimento al conduttore de La Zanzara Giuseppe Cruciani in merito alla vicenda.
Raduno di naziskin in provincia di Milano il prossimo sabato. È l’inquietante la notizia riportata dal Giorno nelle sue pagine milanesi. Tra Carugate e Cernusco sarebbe infatti previsto un concerto organizzato dall’estrema destra per raccogliere fondi per il partito neonazista greco Alba Dorata, i cui vertici sono finiti in carcere dopo l’uccisione ad Atene di un rapper antifascista.
“Dietro una pistola antisemita”. Su Repubblica la riflessione di Guido Ceronetti sul pericoloso clima europeo, con l’emergere sempre più forte di rigurgiti antisemiti, culminati in efferate violenze come quelle di Bruxelles poche settimane fa e Tolosa lo scorso anno. Ceronetti mette in guardia da questo odio crescente, ricordando episodi del passato, e sottolinea la necessità che istituzioni e società civile intervengano attivamente per arginare questo fenomeno, per fermare “la pistola antisemita” prima che spari ancora.
“Il via con un concerto che propone un repertorio rarissimo ed insieme popolare dedicato alla musica di ispirazione ebraica”. Così il Messaggero riporta la notizia dell’apertura oggi del Festival del Mediterraneo. È infatti la tradizione ebraica ad essere protagonista in questo inizio di manifestazione con “il mezzosoprano Orit Gabriel e il soprano Silvan Goldman accompagnate dal pianista Massimo Scapin – spiega il quotidiano romano – Gli autori sono Bernstein, Menotti, Gershwin ed altri artisti che hanno tratto ispirazione dal mondo ebraico”.
Daniel Reichel
(10 giugno 2014)