Palatucci, tre mesi di proroga per la Commissione storica

Michele SarfattiUn trimestre di proroga rispetto al mandato di sei mesi in scadenza nei prossimi giorni. Ad annunciarlo a Pagine Ebraiche 24 è lo storico e direttore del Cdec Michele Sarfatti, a capo della commissione di studiosi incaricata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di sgombrare il campo da eventuali equivoci relativi alla figura dell’ex questore di Fiume Giovanni Palatucci, proclamato Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem nel 1990.
“Ci siamo accorti che questo impegno di ricerca e scavo, in alcuni casi fatto la prima volta, richiede maggior tempo di lavoro per arrivare a una relazione che sia scientificamente basata. Un’esigenza che ci ha visti concordi in occasione dell’ultima riunione quando, al momento di fare il punto sui lavori – afferma Sarfatti – è emerso che se da un lato possiamo dire concluso l’esame delle questioni di ordine generale, dall’altro dobbiamo approfondire con più intensità, più di quanto avessimo previsto inizialmente, le singole storie individuali che riguardano l’operato di Palatucci”.
L’impegno, che si focalizzerà su un numero di casi che va dalle 5 alle 15 unità, si annuncia particolarmente complesso. Come complessa è la ricostruzione di quanto avvenuto non solo a Fiume ma lungo tutto il confine orientale. “Non abbiamo la pretesa di scrivere un trattato e neanche di emettere verdetti di conferma o di smentita: non è questo il nostro lavoro. L’obiettivo che ci siamo prefissi – prosegue Sarfatti – è quello di capire non cosa pensava Palatucci ma quali sono state le sue azioni e come queste vadano inquadrate. Certamente non metteremo la parola ‘fine’ all’intera vicenda. Il tentativo, che mi auguro possa andare a buon fine, è di costruire una piattaforma di base di certezze relative”. Coinvolto nella ricerca un gruppo di studiosi di altissimo profilo composto da Mauro Canali (Università di Camerino), Matteo Luigi Napolitano (Università degli Studi Guglielmo Marconi), Marcello Pezzetti (Fondazione Museo della Shoah di Roma), Liliana Picciotto (responsabile ricerche storiche della Fondazione Cdec e consigliere UCEI), Micaela Procaccia (dirigente della Direzione generale per gli archivi del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) e Susan Zuccotti (Centro Primo Levi, New York).
All’origine di ogni equivoco vi sarebbe un errore di impostazione metodologica. Questa l’opinione di Sarfatti, che sottolinea come i capitoli ancora aperti siano legati al fatto che le celebrazioni di Palatucci quale soccorritore di ebrei “sono state sviluppate prima di una ricerca storica”. A 70 anni dai fatti in oggetto il compito della commissione diventa così quello di ristabilire “il primato della seconda”.
Ed è proprio in questo ambito che, parallelamente allo studio su Palatucci, si aprono nuove prospettive per la comunità degli storici. “Durante le ricerche – spiega infatti Sarfatti – sono emersi numerosi nodi storiografici che non ci risulta siano stati indagati. È emerso ad esempio che, nella prima fase di governo, il regime degli Ustascia spinse gli ebrei ad andare in Italia o che le massime autorità di Fiume tennero una politica che prevedeva sia il respingimento dei profughi sia l’accoglimento di una parte di essi. Si tratta di elementi nuovi, non acclarati finora dagli studiosi. Un’ulteriore prova di quanti capitoli vadano ancora pienamente approfonditi, in particolare nei Balcani”.

Adam Smulevich

(13 giugno 2014)