Qui Firenze – Mercati e Valori Expo, ricerca e progetti
Lo stato dell’arte di Expo 2015, l’analisi del voto in Italia, il legame tra le crisi economiche e le discriminazioni razziali, la creazione dei ghetti su influsso del potere politico-finanziario. Sono stati diversi i temi toccati nel corso della seconda giornata di lavori del seminario Mercati e Valori di Firenze, appuntamento organizzato dalla redazione del Portale dell’ebraismo italiano moked.it e Pagine Ebraiche in collaborazione con la Comunità ebraica fiorentina. Ad aprire ieri i lavori della seconda edizione del seminario, il presidente della Commissione Expo 2015 Ruggero Gabbai, a cui sono seguiti gli interventi di Riccardo Grassi dell’istituto di ricerca triestino Swg, dell’assessore al bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, dei neuroscienziati David Amodio, docente di neuroscienza alla New York University, e Raffaella Rumiati della Scuola superiore di studi avanzati di Trieste. A chiudere la seconda giornata, lo storico Giacomo Todeschini, docente di Storia medievale all’Università di Trieste.
La corsa per la preparazione di Expo 2015, con tutte le sue difficoltà ma soprattutto opportunità, è stata al centro dell’intervento di Ruggero Gabbai, regista nonché guida della Commissione Expo. “Io credo fortemente in Expo”, ha spiegato Gabbai, senza nascondere le problematiche emerse negli ultimi mesi ma ricordando che il progetto di Milano può essere “un volano per la città come per l’Italia intera”. Così come una possibilità per la realtà ebraica di raccontarsi. Infatti, spiega, Gabbai si stanno portando avanti dei progetti con la Comunità ebraica milanese, tra cui il patrocinio di Expo per il grande appuntamento di settembre di Jewish and the City. “Ovviamente uno dei cuori di Expo sarà il padiglione di Israele, che ha molto da insegnare rispetto al tema scelto per l’edizione milanese del 2015, Nutrire il Pianeta – Energia per la Vita, grazie alla sua esperienza tecnologica, in particolare legata all’utilizzo dell’acqua”.
“I fattacci di Expo”, come ha definito Gabbai le noti inchieste giudiziarie che hanno investito l’evento, hanno favorito una visione critica dei milanesi rispetto a un’iniziativa che porterà a Milano e dintorni circa 20 milioni di persone. Una disaffezione che rispecchia uno stato d’animo diffuso in Italia, nei confronti soprattuto della politica, come ha spiegato Riccardo Grassi di Swg. Grassi ha mostrato un grafico in cui veniva rappresentato il tasso di ottimismo degli italiani nei confronti del futuro: l’85% degli intervistati ha risposto in modo negativo.
Raffaella Rumiati, che coordina il Ph.D in Neuroscienze Cognitive alla Sissa, la famosa Scuola Internazionale di Superiore di Studi Avanzati di Trieste, e David Amodio – docente della New New York University – hanno illustrato le connessioni fra la situazione economica e sociale e il razzismo. Amodio, che da tempo studia il ruolo della cognizione sociale e delle emozioni nella regolazione del comportamento umano e si occupa di pregiudizi e stereotipi, di motivazione e salute psicologica, ha scritto insieme a Amy Krosch, una sua dottoranda “molto determinata a studiare l’argomento” che è stata l’iniziatrice della ricerca, “Economic scarcity alters the perception of race”, risultato di uno studio su scarsità economica e percezione della razza. La scienza – con un approccio interdisciplinare che integra teorie e metodologie della psicologia sociale e cognitiva con le neuroscienze e la psicofisiologia – dimostra come nei momenti di crisi gli afro-americani vengano percepiti come “più neri”. “Certamente non si tratta di un fenomeno solo americano, sono processi conosciuti da decenni, e sappiamo da tempo come la percezione delle differenze venga alterata dalla sensazione di rischio o di pericolo per sé e per il proprio gruppo”. Il fattore tempo, ha concluso la professoressa Rumiati, è ulteriore motivo di interesse: gli studi hanno mostrato come una crisi economica sia capace di alterare la percezione della razza immediatamente, le minoranze che sono le prime a tenere sempre alta l’attenzione nei confronti delle discriminazioni, ne sono anche le prime vittime.
Sfatare il mito del collegamento tra l’attuale sistema finanziario e il mondo ebraico, tanto sfruttato dalla retorica antisemita quanto pericoloso. La nuova ricerca su cui sta lavorando lo storico Giacomo Todeschini è diretta a dimostrare l’influenza che ebbe l’oligarchia politico-finanziaria nella realizzazione dei ghetti: uno strumento di prevaricazione che sembrerebbe essere stato usato anche per estromettere ulteriormente gli ebrei dalla vita economica.
(26 giugno 2014)