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In questa settimana, in Israele, ha visto la luce il primo libro di responsa, decisioni halachiche, scritto interamente da donne ortodosse e rivolto a un pubblico ortodosso. Si tratta di due donne, Idit BArtov e Anat Novoselsky, che hanno avuto l’ordinazione di “decisori halachici” (poskot halacha) presso la Midreshet Lindbaum, un college religioso di Gerusalemme e sono state nominate dal rabbino capo di Efrat, rav Shlomo Riskin e dal rabbino Shuki Reich, direttore del dipartimento halachico della Midreshet Lindbaum. “Se pensiamo che questo sia un atto rivoluzionario e di estrema avanguardia non siamo coscienti delle fonti e delle autorità halachiche che dai tempi del Talmud fino ad oggi hanno supportato l’idea di una presenza decisionale femminile all’interno dello spazio halachico e della legge ebraica.” Con queste parole rav Riskin ha salutato l’uscita del testo ed è vero che la vera rivoluzione sta negli occhi di chi guarderà questo evento dal mondo non ortodosso, ma forse più che una rivoluzione si tratta di un trauma. Un trauma condiviso da mondi diversi: da un certo mondo ortodosso che ancora fa fatica a gestire la presenza dell’altra metà del cielo, dai mondi non ortodossi, reform e conservative, che hanno sempre creduto di avere l’esclusiva dell’ebraismo al femminile ed anche da un certo mondo femminile sempre troppo scettico rispetto al rapporto tra una donna ebrea e lo studio ad alti livelli della Torah e della Ghemarah.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(27 giugno 2014)