Qui Firenze – Mercati e Valori Andrea Segré: “contro lo spreco, per una nuova società”
Ripensare non solo il mercato ma l’intera società attraverso il concetto di relazione tra beni e persone, tra persone e persone. Il tutto abbattendo uno dei grandi problemi del mercato di massa, lo spreco. Andrea Segré, economista, saggista nonché docente di politiche agrarie all’università di Bologna, ha avviato una battaglia per cercare di modificare questo sistema, per “riparare al fallimento del mercato”. Il suo è un impegno per “promuovere valori nuovi che stanno proprio dentro l’azione di recupero degli sprechi”, ha spiegato Segré, intervenendo al seminario Mercati e Valori di Firenze, organizzato la scorsa settimana dalla redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità ebraica fiorentina. “Il tema che state trattando, Mercati e Valori – ha affermato Segré, autore di Spreco (Rosenberg&Sellier) – nella mia sensibilità racchiude il significato dei progetti che ho condotto in questi anni”. “L’azione di recupero promossa dalla fine degli anni 90′ con una piccola società dell’università Bologna, Last minute market – (mercato dell’ultimo minuto) ha come scopo quello di riparare un fallimento del mercato: lo spreco, la perdita proponendo dei valori nuovi che stanno proprio dentro l’azione di recupero”. “Per tante ragione legate al nostro comportamento, al nostro stile di vita – afferma Segré – alcuni beni alimentari non raggiungono il fine per cui sono stati prodotti, trasformati, distribuiti e finiscono nei nostri bidoni ancora buoni”. “Questo è lo spreco: gettare via qualcosa che ha ancora un’utilità, che può essere consumato, mangiato, bevuto”. L’idea di Segré è apparentemente semplice: “se dimostriamo che il prodotto è ancora buono allora si può recuperare e può passare diciamo di mano da un potenziale donatore – potrebbe essere, nel caso del cibo, un supermercato un’azienda agricola, un’industria alimentare – a un potenziale beneficiario, un consumatore che al momento non ha potere d’acquisto”. Ovvero quel bene, invece che essere buttato, viene redistribuito a chi non vi avrebbe comunque avuto accesso a causa delle proprie condizioni economiche. “Si forma così uno strano mercato perché abbiamo un offerta potenziale, di un bene invenduto (e quindi perso) che potrebbe essere donato, cosa che senza uno stimolo non accade, e dall’altra una domanda potenziale, cioè qualcuno che non riesce ad esercitarla”. In questo tipo di mercato il prezzo del bene viene meno anzi emergono i costi perché a fronte di una mancata vendita al consumatore il prodotto deve essere smaltito, il che a un costo economico ed ambientale notevole. Da qui nasce l’idea di Segre e del suo Last minute market, in cui il passaggio di mani tra offerta e domanda non risponde più alle regole classiche del mercato. “noi pensiamo che il mercato sia valore d’uso, mangio, bevo, mi vesto, valore di scambio, compro, vendo, acquisto – spiega Segré – ma c’è un terzo valore, la relazione: c’è un donatore, diciamo un supermercato, che ha un yogurt che non si vende, che dovrebbe gettare via, sacrificando una parte del profitto. Poi c’è un beneficiario potenziale che potrebbe consumarlo direttamente o darlo a qualcuno che non può acquistarlo. Ecco che noi proponiamo uno scambio, che avviene attraverso il dono, fra donatore e beneficiario”. “Il valore che emerge da questo scambio – riflette il presidente di Last Minute Market, creato nel 1998 – non è solo che hai evitato un rifiuto, un costo e hai riempito uno stomaco che altrimenti sarebbe rimasto vuoto, ma è la relazione: il valore che rimane dopo che hai consumato, è la relazione fra un donatore e un beneficiario, uno scambio di anime ,come direbbero gli antropologi”. “Quello yogurt – afferma Segré – da bene sprecato diventa bene di relazione, e questa è la riparazione del fallimento del mercato”.
Per Segré poi la riflessione deve essere più ampia, ovvero analizzare il perché dello spreco. “Perché non acquisti quella cosa se leggermente difettosa, apparentemente non perfetta”, un rifiuto che secondo l’economista nasconde una questione più profonda che si riflette nei rapporti all’interno della società: “rifiutare qualcosa di diverso ci porta a rifiutare non solo i beni ma soprattuto le persone”. Una società portata al rifiuto in tutti i suoi significati, una società da cui Segré propone di uscire.
Daniel Reichel
(29 giugno 2014)