#EyalGiladNaftali – Semplicemente ragazzi
L’enormità di quello che è successo è tale che si può solo iniziare dalla fine, una fine che non si riesce a nemmeno a pensare. Eppure Eyal, Gilad e Naftali, tre adolescenti, appena mezzo secolo in tre, verranno seppelliti oggi pomeriggio. Insieme. I tre funerali inizieranno in luoghi diversi, per Gilad l’appuntamento è alla sinagoga centrale di Talmon, per Eyal alla sinagoga Mishkenot Neriah, a Elad e per Naftali a Nof Ayalon. Saranno di nuovo insieme più tardi, al cimitero di Modi’in, dove verranno seppelliti uno accanto all’altro.
Uno accanto all’altro così come sono stati durante i loro ultimi minuti. Uniti da vite simili, cresciuti tutti e tre in famiglie osservanti “ma – come ha spiegato un parente – siamo moderni, facciamo il militare, ad esempio, e gli uomini lavorano anziché solo studiare i testi sacri come gli ultraortodossi”. Tre studenti, tre ragazzi che frequentavano scuole in cui la religione ha un peso importante, come anche tutte le materie laiche, e in cui pur essendo solo per maschi si respira un’atmosfera di modernità, di normalità. Studio, musica, sport, hobby, ore passate con gli amici, come tanti adolescenti in tutto il mondo, e una famiglia numerosa da cui tornare il fine settimana.
Eyal, primogenito di sei, era il più grande, e i suoi diciannove anni erano riempiti dallo studio e dalla musica. Tifoso di calcio, “avrebbe passato le sue giornate incollato alla televisione, a guardarsi i mondiali”, spiegava nei giorni scorsi un amico. Rimangono filmati in cui lo si vede con la chitarra, a cantare quelle canzoni che spesso componeva lui stesso, uno studente impegnato che amava viaggiare, e divertirsi, come tutti i suoi coetanei.
Naftali di anni ne aveva solo sedici, ed era il secondo di sette fratelli. Con Gilad Shaar aveva condiviso tanto: ci sono immagini che li ritraggono al collegio rabbinico di Kfar Etzion dove studiavano insieme. In questi giorni è stato chiamato più volte “l’americano”, perché aveva la doppia cittadinanza – come tutta la sua famiglia – ed era di casa a Brooklyn, luogo dei nonni. Era un grande sportivo e amava il basket, come aveva ricordato sua madre pochi giorni fa, durante il suo discorso alle Nazioni Unite. Di lui si sa di più, anche perché sua madre, Rachel, è stata negli scorsi giorni la persona che ha avuto più visibilità. È la più nota delle “tre madri” ed è diventata un personaggio pubblico a livello internazionale, ha rilasciato interviste e ha viaggiato fino a Ginevra, per parlare al Consiglio generale di diritti umani dell’ONU, dove, accompagnata dalle madri di Gilad e di Eyal, ha chiesto: “Non ha ogni ragazzo il diritto di tornare a casa da scuola sano e salvo?”. “Credo che molto di più possa essere fatto e dovrebbe essere fatto da molti. Per questo siamo venute noi tre madri qui: per essere sicure che il mondo stia facendo di tutto per portare a casa i nostri figli”.
Ha incontrato Presidente e Primo ministro, e si è impegnata a mantenere alta l’attenzione sul rapimento. “È durissimo avere pazienza”, aveva dichiarato, ma era riuscita ad occuparsi come sempre degli altri figli, accompagnandoli, seguendoli, tenendoli stretti a sé. E tenendo strette anche le madri di Eyal e di Gilad, l’amico e compagno di scuola con cui Naftali stava tornando a casa. Un altro sedicenne, adorato dalle sue cinque sorelle, che si divertiva a infornare torte e pasticcini e aveva appena finito un corso di snorkeling. E amava tantissimo il cinema, come tanti adolescenti come lui.
Che questa sera, però, dormiranno nei loro letti.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(1 luglio 2014)