Eyal, Gilad, Naftali – Italia ebraica in lutto

Tempio Maggiore 30 giugno 2014Un giorno di lutto, di dolore, di raccoglimento. La notizia della morte di Eyal, Gilad e Naftali, rapiti e uccisi da terroristi palestinesi lo scorso 12 giugno, ha scosso i cuori di tutto il mondo ebraico. E in queste ore gli ebrei italiani, da Milano a Roma, da Torino a Venezia, si sono riuniti e si riuniranno per condividere questo dolore. “Siamo vicini con tutto il nostro animo all’indicibile sofferenza delle famiglie e partecipiamo al lutto che in questo momento colpisce tutto il popolo ebraico”, il messaggio di cordoglio dell’Assemblea rabbinica d’Italia. “Avevamo pregato per la salvezza di Eyal, Gilad e Naftali e sperato che l’esercito d’Israele riuscisse a ritrovarli in vita e a riportarli nelle loro famiglie. Stentiamo oggi ad ammettere che i giorni che passavano aumentavano dubbi e timori e affievolivano le speranze”, la cupa ammissione del vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach che poi esorta la politica ad agire: “verrà ora il momento della solidarietà e della partecipazione dei politici di ogni estrazione, ma sarebbe invece il momento di azioni concrete di tutti i governi europei a sostegno del processo di pace per garantire ad Israele e ai suoi vicini un futuro di normali relazioni diplomatiche e di sviluppo sociale. Esortiamo – continua Jarach – il governo italiano, come già avvenuto in un passato anche recente, a farsi promotore di azioni contro il terrorismo e in difesa della popolazione civile. Chiediamo che cessi la propaganda anti israeliana e l’uso di facili slogan originati dal pregiudizio e dall’ignoranza. Perché tragedie e crimini come questi non si ripetano, al dolore ed alla preghiera deve seguire la riaffermazione del vero valore della vita umana e la sconfitta dell’odio e della violenza”. Centinaia di persone intanto riempivano in silenzio il Tempio Maggiore di Roma, la Comunità della Capitale si stringeva idealmente attorno alle famiglie dei tre giovani e insieme pregava per loro. “Nei giorni passati ci siamo riuniti con la speranza di riabbracciarli – il doloroso commento di rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, in una sinagoga silenziosa e affollata – una speranza vana. Ora riuniamoci nel nostro dolore”. “Da questo Bet HaKnesset arriva però questa sera un messaggio molto forte, di grande unità – ha ribadito rav Di Segni, rivolgendosi poi idealmente ai nemici di Israele, a chi, come i terroristi di Hebron, vuole annientare il popolo ebraico – Sappiano che non ci piegheranno”. Da Israele sono poi arrivate le dichiarazioni di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, recatosi con una delegazione – di cui hanno fatto parte il consigliere e membro di Giunta dell’UCEI Jacqueline Fellus e il presidente dell’Irgun Olè Italia Vito Anav – per portare solidarietà alle famiglie dei ragazzi. “Da questa tragica vicenda – ha dichiarato Pacifici – si trae una sola grande lezione: è l’immensa dignità di tre madri d’Israele, di tre donne coraggiose, delle tre mamme di Eyal, Gilad e Naftali che non hanno mai perso la fede e che mentre pregavano per la vita dei loro figli si preoccupavano comunque della salute degli altri giovani ebrei che in divisa militare sono coraggiosamente andati casa per casa a cercare i rapitori. Quelle tre madri sono una fonte di spiritualità che testimonia la grandezza di questo Paese che non si è mai pronunciato con parole di odio verso alcuno”. Ad abbracciare quelle famiglie, a dimostrare la sua vicinanza e solidarietà a Israele, tutta l’Italia ebraica. E a tutti gli ebrei italiani si rivolge il citato messaggio dell’Assemblea rabbinica d’Italia. “Rivolgiamo a tutti i nostri fratelli delle Comunità Ebraiche in Italia l’invito a trarre da questa tragedia la forza di mettere in luce tutti i valori spirituali dell’ebraismo che ci uniscono, dobbiamo inserire questo momento di sofferenza nel lungo martirologio “Al Kiddush Hashem”, di cui è percorsa la storia del popolo ebraico, che non ci ha impedito di continuare ad impegnarci nel Nome dell’Eterno, per far conoscere al mondo il senso della giustizia che da Lui proviene e recare ai popoli quella benedizione che il Signore affidò al patriarca Abramo e alla sua discendenza”. “Desideriamo in questa circostanza ribadire il vincolo spirituale che unisce il popolo ebraico con la Terra d’Israele e con lo Stato d’Israele, – continua il messaggio dell’Assemblea rabbinica – che ne rappresenta la realtà viva e concreta, un vincolo solcato da tanto dolore, eppure testimonianza della provvidenza divina, secondo il detto dei nostri Maestri nel Talmud ‘Tre doni ha recato il Santo, benedetto Egli sia, al popolo d’Israele, tutti accompagnati da sofferenza, essi sono: la Torah, la Terra d’Israele e il mondo a venire’”.
La folla di persone che ha gremito ieri il Tempio Maggiore di Roma è la testimonianza di questo legame inscindibile tra ebraismo della Diaspora e Israele, centinaia di persone in parte hanno poi percorso le vie della città, partecipando a una manifestazione spontanea per esprimere pubblicamente il proprio dolore e la propria rabbia. E ancora oggi pomeriggio è prevista la chiusura a lutto di alcuni esercizi commerciali romani. Il rabbino capo Di Segni e il presidente Pacifici hanno infatti invitato tutti gli esercenti della capitale ad abbassare le serrande dei propri negozi dalle ore 16 alle ore 17 in concomitanza con i funerali di Eyal, Gilad e Naftalì in Israele.
A Milano la Comunità ebraica si prepara a riunirsi questa sera alla sinagoga centrale per un momento di raccoglimento comune, per pregare insieme perché -come affermava rav Di Segni – l’unità è la minuto di silenzio consiglio comunale milanorisposta più forte alla violenza. E ieri l’amministrazione cittadina milanese ha voluto dare un segnale di solidarietà, commemorando le tre giovani vittime del terrorismo palestinese aprendo la riunione consigliare con un minuto di silenzio “commosso e partecipe”, come ha affermato Ruggero Gabbai, consigliere comunale ed esponente della comunità ebraica di Milano. Un gesto apprezzato dal deputato Emanuele Fiano che ha ribadito come siano “stati uccisi tre ragazzi innocenti. Il mio cuore è colmo di angoscia. Sono stati uccisi perché israeliani. Sia lieve a loro la terra. Sia benedetto il loro ricordo. L’odio e la violenza che hanno armato la mano dei loro assassini chiamerà altro odio e altra violenza. Ma non spegnamo comunque la minima speranza di pace”.
Tefillah anche per la Comunità ebraica di Torino, con invito a partecipare numerosi questa sera al momento di riflessione che si terrà al tempio di piazzetta Primo Levi. Il messaggio che parte dalle comunità dunque, da Firenze come da Napoli, da Genova come Bologna, è quello di non lasciare idealmente sole le famiglie di Eyal, Gilad e Naftali così come Israele. A Trieste non risuoneranno le note e le musiche di Erev Laila, la rassegna realizzata dalla Comunità locale: a prendere posto sarà il silenzio in segno di lutto.
“Che il ricordo di Eyal, Gilad e Naftalì, come vuole la tradizione ebraica, sia di benedizione e che l’immagine del loro sorriso pieno di fiducia e di speranza per il futuro possa dare la forza a ciascuno di noi e a tutte le democrazie di riaffermare sempre l’amore per la vita e battersi contro ogni cultura o ideologia di morte”, il messaggio di cordoglio diffuso dall’Unione Giovani Ebrei d’Italia. “La loro perdita è come quella di tre fratelli, – si legge nel comunicato- il dolore per quelle vite spezzate semplicemente indescrivibile, la rabbia per il vile agguato difficile da reprimere. In queste ore di profonda commozione, non possiamo che stringerci moralmente attorno alle famiglie dei tre ragazzi ed auspicare che i responsabili di questo barbaro attentato siano al più presto individuati e paghino per la loro colpa”.
“Secondo i Maestri di Israele – la dolorosa riflessione di rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord – coloro che studiano la Torah aumentano e diffondono la pace nel mondo. È quindi particolarmente doloroso e paradossale constatare come questi tre giovani studiosi di Torah, prima ancora che avessero occasione di affacciarsi alla vita adulta e di offrire il loro particolare contributo a Israele e agli altri loro fratelli umani, siano stati coinvolti in un desiderio di distruzione e di morte”.

d.r.

(1 luglio 2014)