L’appello di Netanyahu: “nessuno si faccia giustizia da solo”

rassegnaGiustizia è la parola che risuona in questi giorni in Israele. La vogliono i genitori di Eyal, Gilad e Naftali, che hanno visto i propri tre giovani figli morire per mano del terrorismo palestinese. La vuole la famiglia del sedicenne Mohammed Abu Khudair, il cui corpo bruciato è stato ritrovato ieri mattina in una foresta nei pressi di Gerusalemme. “Agire in fretta per trovare i responsabili” ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu – come riporta La Stampa – in riferimento all’uccisione del giovane palestinese. Le autorità sospettano che l’atto barbarico, come l’ha definito il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat, sia riconducibile a una vendetta dell’estrema destra israeliana in risposta al rapimento e assassinio di Gilad Shaar, Eyal Yifrach and Naftali Fraenkel. “Nessuno si faccia giustizia da solo”, l’appello di Netanyahu.

L’odio però continua a crescere e ne sono la dimostrazione le terribili parole rilasciate al giornalista Maurizio Molinari (La Stampa) dalla madre di uno dei due uomini considerati responsabili del rapimento dei tre ragazzi israeliani. La donna, Nadia Abu Aisheh, si dice orgogliosa per quanto i suoi figli hanno compiuto, si definisce come “la madre di un martire per la Palestina” ovvero di “colui che sceglie di dare la vita per uccidere degli ebrei” e la vittoria è nel “riuscirci”. Parole diametralmente opposte arrivano dalla famiglia Fraenkel, che alla notizia dell’uccisione del giovane palestinese hanno dichiarato, “non c’è differenza tra il sangue di un ragazzo ebreo e quello di un arabo. Un assassinio è un assassinio, non esiste giustificazione, non esiste perdono”. Parole, come sottolinea il Corriere, in risposta a chi sul web e social network gridava vendetta per Eyal, Gilad e Naftali e si è scatenato in violenze di strada.

Sul Giornale la giornalista Fiamma Nirenstein invita non cedere “alla legge del taglione”, riportando come tra i sospettati del crimine contro Mohammed Abu Khudair – di cui scrive tra gli altri anche il Corriere – ci siano gli “estremisti legati ai nuclei detti del tag mehir cioè del ‘prezzo da pagare’”. “Il gruppo Tag mehir è odioso, ma per ora non si è macchiato di assassinii; tuttavia molte volte ha dato segno di un’indegna, ignorante, irresponsabile aggressività, si è svergognato con le sue stesse mani compiendo crimini odiosi al pubblico israeliano”, scrive la Nirenstein. Non regge poi, secondo la giornalista, il parallelo che molti media fanno riguardo al rapimento dei tre studenti di yeshiva e quella del ragazzo palestinese. “Ammettendo la possibilità che si tratti di coloni dell’estrema destra israeliana, la polizia li cerca e li prenderà, la morale comune li condanna senza appello, la giustizia non farà sconti”. Giustizia che per lo scrittore Ala Hlehel Israele non garantisce, anzi dalle sue parole, pubblicate dal Corriere, emerge chiara l’idea che di tutto ciò che accade tra israeliani e palestinesi gli unici responsabili siano i primi.

“Mi aspetto che qualcuno venga e mi dica chiaramente come sono andate le cose quella maledetta notte”, la dolorosa richiesta di Bat Galim, madre di Gilad Shaer (Repubblica). Mentre continuano le indagini, chiedono a gran voce verità i famigliari dei tre giovani brutalmente uccisi poco dopo il rapimento avvenuto la notte del 12 giugno. “Ci hanno illuso, avevano già trovato tracce di sangue nell’auto bruciata”, ha detto Bat Galim, riferendosi alle affermazioni della polizia dopo il rinvenimento della Hyundai carbonizzata, prima auto usata dai terroristi per rapire Eyal,Gilad e Naftali. Da qui era partita la tragica telefonata di aiuto di uno dei ragazzi al call center della polizia, rimasta però inascoltata e che ha causato le dimissioni forzate di diversi agenti. Secondo le ricostruzioni, poco dopo quella chiamata i due rapitori, legati al gruppo terroristico di Hamas, avrebbero ucciso i tre giovani per poi disfarsi in un campo vicino a Hebron dei corpi, ritrovati lunedì scorso dalle autorità israeliane.

Sul Giornale, il dolore espresso dalla Comunità ebraica di Milano per il tragico epilogo del rapimento dei giovani israeliani con oltre mille persone raccoltesi martedì in via Guastalla per un momento di preghiera e riflessione. Presente anche il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, “che ha manifestato al presidente della Comunità, Walker Meghnagi, l’intenzione di organizzare un evento commemorativo congiunto”. Sul quotidiano milanese vengono poi riportate le critiche alla Farnesina del presidente Meghnagi per la linea assunta su Israele. “Il ministro degli Esteri Federica Mogherini – spiega Meghnagi – proprio nei giorni del rapimento di Hebron ha invitato a boicottare i prodotti delle colonie. Mi chiedo se Matteo Renzi non possa trovare un ministro di maggior spessore ed esperienza per un ruolo così delicato”. Sempre sul Giornale, la vicenda dell’attivista filopalestinese di Ravenna che dopo il sequestro di Eyal, Gilad e Naftali aveva pubblicato on line una foto choc: “lei che davanti a un forno fa un gesto con tre dita”, riporta il quotidiano che scrive anche della presunta conoscenza da parte della donna della morte dei tre ragazzi, prima del ritrovamento dei corpi.

(3 luglio 2014)