L’Italia di fronte al Medio Oriente
“Com’è difficile ragionare con pacatezza, anche qui in Italia, sul dramma del Medio Oriente”. Così sul Corriere della Sera, Paolo Conti apre il suo articolo dedicato a come si vive e si analizza nella penisola ciò che sta accadendo in Israele e a Gaza. “L’Italia, presidente di turno dell’Unione europea, vive le stesse, parallele spaccature che si registrano in Medio Oriente. Un dato aiuta a capire il perché del coinvolgimento. In Israele sono diecimila gli abitanti con passaporto italiano. Cittadini di religione ebraica che hanno scelto ora di risiedere nello Stato israeliano oppure sono figli o nipoti di chi emigrò nel dopoguerra. Un vincolo forte, che riguarda quindi migliaia di nuclei familiari, rimasti in Italia o residenti ora in Israele. Ma naturalmente c’è di più”. A essere interpellate dal giornalista sono anche alcune voci molto diverse, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, il presidente del Partito democratico Matteo Orfini, rav Giuseppe Laras, presidente emerito dell’Assemblea rabbinica italiana e Hamza Roberto Piccardo, editore membro del direttivo dell’Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii), autore già in passato di commenti e dichiarazioni estremiste (a trattare, tra le altre cose, il tema della crisi vista dall’Italia anche un’intervista del nuovo quotidiano Il Garantista al presidente dell’Associazione Hans Jonas Tobia Zevi).
Un aggiornamento sulle tensioni è presente su tutti i principali quotidiani. “Raffiche di missili lanciati da Hamas verso Gerusalemme, Tel Aviv e Beer Sheba. In totale sono caduti 140 proiettili” scrive tra l’altro il Corriere della Sera (e proiettili non è il termine più adatto, anche guardando l’infografica pubblicata dallo stesso quotidiano, che illustra i tipi di missili sparati da Gaza contro Israele e la loro gittata). A dare conto della situazione, dei razzi che colpiscono le città israeliane, degli obiettivi centrati da Tzahal a Gaza nell’operazione Protective Edge, delle vittime nella Striscia (“Fonti palestinesi dell’ospedale di Gaza parlano di un bilancio complessivo fino ad ora di 78 vittime e 200 feriti”) anche la Stampa.
“Noi scudi umani tra Hamas e gli sms di Israele” si intitola il resoconto di Repubblica, che riporta i tentativi di Israele di avvertire la popolazione civile di Gaza per evitare che rimanga coinvolta nelle incursioni contro le basi e i membri del gruppo terrorista (pur sottolineando come l’impresa sia difficile). “Gli ‘scudi umani’ sono la strategia difesa di Hamas: che piazza adesso le sue batterie in mezzo ai centri abitati per evitare la rappresaglia (che però puntualmente arriva), e che anche se non convinto che sia un deterrente per gli israeliani comunque alza il numero delle vittime civili facendo il gioco degli integralisti. E forse non tutti lo fanno davvero spontaneamente. Uno dei loro boss è andato addirittura in tv per elogiare e sollecitare altri ‘martiri’. ‘Chiediamo a tutto il popolo di Gaza di seguire questa pratica’, ha detto dagli schermi di Al Aqsa, la rete controllata da Hamas. Ieri pomeriggio il ‘rinato’ ministero dell’Interno di Hamas ha diramato un comunicato a tutti i cittadini della Striscia invitandoli ‘a ignorare questi avvertimenti del nemico, a non lasciare le proprie abitazioni collaborando cosi con gli israeliani’”.
Sulla Stampa si racconta invece l’impegno delle autorità israeliane per mettere in sicurezza e diminuire al massimo i disagi della popolazione civile: un centro apposito è presente in ogni città, il corrispondente Maurizio Molinari ha visitato quello di Ashkelon, dove il sindaco gli ha illustrato le misure prese per garantire assistenza ad anziani e malati, sostegno a famiglie con bambini piccoli, aiuti psicologici.
Il quotidiano torinese in una breve riferisce anche della scarcerazione di tre dei sospettati per l’omicidio del diciassettenne palestinese Mohammed (rimangono ovviamente in arresto i tre che hanno confessato il delitto).
Numerosi e diversi i commenti sulla crisi. Sul Tempo parla l’ambasciatore d’Israele a Roma Naor Gilon. “Pochissimi secondi che possono fare la differenza fra la vita o la morte. Se centinaia di missili venissero lanciati oggi sulle maggiori città italiane, come Roma, Milano, Torino o Napoli – ovvero esattamente ciò che sta avvenendo in Israele – il governo italiano non sarebbe certamente disposto a tollerare una situazione del genere, e con fondate ragioni” ricorda, esortando a isolare gli estremisti.
“La pace spiegata a mio figlio – Dio non ci donerà la pace – Insegnerò a mio figlio la parola compromesso” l’intervento dello scrittore israeliano Etgar Keret sul Corriere. “L’errore strategico di ‘Bibi’ e l’ombra lunga del ‘califfo nero’” quello del collega francese Marek Halter su Repubblica. L’Unità pubblica un editoriale di Moni Ovadia “Nelle mani degli estremisti – Due debolezze politiche e il peso degli estremismi”. “Hamas punta sulle disgrazie del suo popolo” l’analisi proposta dal Giornale.
Cultura. “Leggo su ‘Pagine ebraiche’ un elenco commentato di illustri fascisti, razzisti e antisemiti, cui sono state dedicate strade in alcuni paesi” scrive Umberto Eco nella sua rubrica su L’Espresso, che pubblica anche un’intervista all’autore di Maus Art Spiegelman.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(11 luglio 2014)