Rav Haim Korsia, Gran Rabbino di Francia,
fermare l’odio di vivere insieme

Haïm Korsia, le 22 juin à Paris. (Photo Fred Dufour. AFP)Lo stile di rav Haim Korsia, eletto Gran Rabbino di Francia il 22 giugno scorso, è diverso da quello di rav Gilles Bernheim, suo predecessore. Rabbino Capo dell’esercito, a suo agio nelle stanze della politica, è un esuberante e un ottimo comunicatore, che accetta anche di prendere qualche rischio. Un vero pied-noir, dicono sorridendo i suoi amici facendo riferimento alle sue origini algerine: figlio di un rabbino poeta e grande studioso del Talmud, da quando ha accettato l’incarico sottolinea frequentemente e con grande forza che gli ebrei francesi “non devono avere paura”.
Intervistato da Annette Lèvy-Willard per Libération, ha preso una posizione netta sugli attacchi a due sinagoghe parigine avvenuti domenica 13 luglio, in seguito a una manifestazione pro-palestinese degenerata malamente. Rivolge prima i suoi pensieri a chi è stato direttamente coinvolto: “È molto traumatico doversi trovare rinchiusi per non essere soggetto alla vendetta di una folla isterica e pericolosa. Un novantenne mi ha detto, con le lacrime agli occhi, che gli tornava in mente la Notte dei Cristalli”. Poi prende posizione, con affermazioni decise: “Nella nostra società non possiamo tollerare che una parte della popolazione venga aggredita così. Gli ebrei sono ancora una volta oggetto di un odio profondo, ma non facciamoci ingannare dal pretesto geopolitico: l’antisionismo indossa gli stessi abiti dell’antisemitismo. Sono le stesse parole di odio che abbiamo sentito durante la manifestazione. Ci sono stati slogan insopportabili, inqualificabili, dobbiamo avere il coraggio di dirlo. Credo che bisogna dirle, le cose, altrimenti crolla tutto il sistema costitutivo della società francese. Si tratta di un odio di Francia, un odio del vivere insieme.” Haim Korsia (qui ritratto da Fred Dufour, AFP) sostiene che non è affatto ovvio il collegamento con quanto sta accadendo a Gaza: “Se fosse davvero legato all’attualità internazionale, avremmo visto persone manifestare a Parigi contro quanto sta accadendo in Siria, o sui massacri che avvengono in tutto il mondo. Ma no, ciò che viene espresso è l’ossessione anti-israeliana e antisemita. Un odio che si manifesta ogni giorno, anche quando non c’è guerra: giovani ebrei vengono picchiati in metropolitana, in strada…”. E diventa necessario essere chiari, e parlare con voce ferma e forte. Senza esitazioni. Per dire che in Francia l’odio per gli ebrei esiste. E bisogna dirlo, dichiararlo apertamente. È necessario per fare una diagnosi, e da lì ripartire progettando e mettendo in atto formazione per i giovani, e un monitoraggio di quello che viene pubblicato, soprattutto sui social network. “C’è una parte della popolazione, una parte piccola per fortuna, che ha un vero odio verso gli ebrei, travestito con gli stracci dell’antisionismo. In questa manifestazione, abbiamo sentito gridare ‘Morte agli ebrei!’, ‘Fuori gli ebrei!’. Non è la prima volta che sentiamo questi slogan insopportabili a Parigi e anche altrove.” I collegamenti che sono stati fatti sui principali canali televisivi la sera degli incidenti, con un continuum che passava dalla politica internazionale al conflitto mediorientale a Gaza alle sinagoghe parigine è inaccettabile. “Attenzione, io non ho nulla da dire su ciò che accade in Israele, penso che sia grave collegare le due cose. È molto pericoloso. Vengono giustificate in anticipo le aggressioni dicendo: ‘Beh, è normale, visto quel che succede…’ Penso che corriamo il rischio di legittimare l’odio degli spiriti più deboli. È chiaro che c’è un odio antisemita che si esprime in maniera violenta o, in modo meno violento, esiste nella società una sorta di rumore di fondo, che finiamo quasi per tollerare. È la società intera che deve reagire contro questo odio, non solo gli ebrei. Perché il sogno incarnato dalla Francia repubblicana deve essere condiviso da tutti.”

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(17 luglio 2014)