Venezia

Francesco Moisés Bassano“Venezia soffre soprattutto delle conseguenze di una cultura che tende ad estrapolarla, a farne qualcosa che non appartiene più alla vita, ma soltanto ai sogni dei poeti (dei cattivi poeti, tuttavia, giacché i poeti veri hanno, e come!, il senso del rapporto tra l’arte e la vita).” Guardando le foto della mostra-denuncia di Gianni Berengo Giardin dal titolo “mostri a Venezia”, inaugurata venerdì a Milano – dove il passaggio di mastodontiche navi da crociera minaccia le acque e il panorama veneziano – mi domando se con cattivi poeti Giorgio Bassani, intendesse poi “cattivi turisti” che percepiscono Venezia, e non solo, come un museo di polverose anticaglie, un luna park o come un safari dove girare comodamente in jeep per osservare l’esistenza ormai rarefatta della savana e degli animali che vi abitano. In tal modo si tende realmente a scindere Venezia dalla sua appartenenza alla vita, dal mondo, dalla continuità storica, e dunque dai sogni dei veri poeti, per relegarla al debordiano mondo dello spettacolo o delle attrazioni. Ho preferito e preferirò allora, visitare Venezia di notte, perdermi nel labirinto delle calli e dei canali che portano al ghetto o sfociano su Piazza San Marco, così come vengono ricordati da Iosif Brodskij o idealmente da Italo Calvino, senza imbattermi in boutiques di souvenir made in china, folle di turisti affaticati e passivi, ed evitando infine il disturbo e il terrore di quei colossi d’acciaio bianco. William Hazlitt scrisse, secondo Brodskij, che “l’unica città che potrebbe superare questa città d’acqua sarebbe una città costruita nell’aria”… se questa dovesse esistere da qualche parte, bisognerebbe preservarla dalla scoperta dell’uomo contemporaneo.

Francesco Moises Bassano

(18 luglio 2014)