Yehuda Nir (1930-2014)

nirA chiusura del suo libro “L’infanzia perduta” http://www.amazon.com/The-Lost-Childhood-Complete-Memoir/dp/0971059861, Yehuda Nir scrisse: “L’intenzione di questo libro è di trasmettere ai giovani che se ci si fa carico della propria vita anziché viverla passivamente come degli spettatori teledipendenti si può contribuire a creare un mondo in cui il perdono sia possibile.”
La complessa e drammatica infanzia da lui vissuta spiega perfettamente questa presa di posizione così forte e netta.
Nato a Lvov in Polonia (ora Leopoli in Ucraina) nel 1931, fu costretto, dopo l’invasione tedesca a nascondere la propria identità spacciandosi per cattolico, come a suo tempo tanti marrani nella Penisola Iberica. Ma ciò che determinò tutte le scelte professionali e letterarie fatte in seguito fu il senso di “vittoria psicologica” vissuta nel momento in cui si percepì in grado di “superare in astuzia tanti milioni di tedeschi intenzionati ad uccidere un ragazzo undicenne”. Finita la guerra, emigrò nella Palestina del Mandato Britannico dove studiò medicina presso l’Università Ebraica Hadassah, disciplina approfondita poi anche a Vienna. Nel 1959 si trasferì negli Stati Uniti, mantenendo sempre un forte legame con Israele, al punto di posticipare il proprio secondo matrimonio per sostenere psicologicamente i soldati che avevano affrontato la Guerra dello Yom Kippur.
Psichiatra, si impegnò in particolar modo nel sostegno delle persone colpite dal Disturbo Post Traumatico da Stress e nell’accompagnare i bambini malati terminali assieme alle loro famiglie fino a ricoprire il ruolo di primario del reparto di psichiatria infantile al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center dal 1979 al 1986, oltre a dedicarsi, assieme alla moglie Bonnie Maslin, psicologa, ai membri del proprio staff, che necessitavano a loro volta di superare lo stress legato alla professione svolta in un ambiente così pregno di sofferenza e di senso di fallimento.
Non gli bastò tutto questo. Incontrato Gottfried Wagner, nipote di Richard, in occasione di una conferenza sulla Shoah, instaurò con lui un rapporto di amicizia sfociata nella creazione di un’opera lirica, grazie alla collaborazione della musicista Janice Hamer per la musica e della poetessa Mary Azrael per il libretto. Opera che è un continuo work-in-progress, rappresentata in moltissime forme, come reading musicale o nella versione pianoforte-voce, proposta all’interno di workshops e seminari di psichiatria e andata in scena per la prima volta nella versione completa in forma di concerto il 9 novembre 2013, a distanza di 75 anni dalla Kristallnacht, con la National Philarmonic Orchestra diretta da Piotr Gajewski, figlio di un sopravvissuto del Ghetto di Varsavia. L’autrice delle musiche ha voluto giustapporre a canzoni popolari degli ebrei polacchi scritte prima della Seconda Guerra Mondiale gli inni nazisti, oltre al “Nie sollst du mich befragen” (Non devi mai chiedermi) dal Lohengrin di Wagner.
In un saggio scritto in occasione del concerto del 2013, Gottfried Wagner scrisse: “Quest’opera non tenta di replicare in forma di spettacolo le memorie di Yehuda Nir. Usa piuttosto parte del suo materiale a scopo diverso – un’opera d’arte che favorisca il dialogo tra tedeschi ebrei e non dopo la Shoah, per essere estesa a favore della risoluzione di tutti i conflitti in corso, le violazioni dei diritti umani, e ogni tentativo di pulizia etnica”.

Paola Pini

(20 luglio 2014)