Qui Torino – Una serata per stare uniti
Il comunicato, pubblicato sul sito della Comunità ebraica di Torino già da qualche giorno è chiaro: “Il popolo ebraico ama la vita e difende la vita contro chi semina violenza e vuole distruggere la vita altrui. Lo Stato di Israele ha il dovere di difendere i suoi cittadini dalle incessanti minacce che un’organizzazione terroristica pervasa di integralismo islamico e travestita da istituzione politica porta alla loro esistenza. È semplicistico, manicheo, ingiusto accusare Israele di ‘eccesso di difesa’ quando la sua aviazione e il suo esercito operano per smantellare, secondo il loro compito difensivo, le numerose postazioni missilistiche che da giorni e giorni bersagliano i cittadini israeliani.”
Ma la serata di ieri, che ha raccolto numerosi rappresentanti di istituzioni e organizzazioni ebraiche a intervenire al dibattito, non aveva un intento politico. L’incontro “Sotto attacco: quale futuro per Israele” è stato un’occasione di riflessione e scambio di opinioni, per condividere stati d’animo, emozioni, e soprattutto per restare insieme, uniti. Il centro sociale della Comunità si è così rapidamente riempito e trepidazione, angoscia e speranze quotidiane sono state il tema comune dei vari interventi. Il consigliere Giacomo Ottolenghi, che ha introdotto la serata anche in rappresentanza anche del presidente Beppe Segre, ha presentato le varie iniziative in corso, fra cui l’ospitalità offerta a decine di bambini israeliani che trascorreranno le vacanze in Italia, lontani dalla tensione e dalle paure. “I bambini saranno ospiti della comunità di Trieste, che mette a disposizione la colonia di Opicina, sul Carso, e nonostante la comunità di Torino abbia già contribuito a sostenere il progetto voglio sottolineare che tutti gli aiuti che ancora giungeranno saranno molto apprezzati e sicuramente importanti”.
L’intervento di Giulio Disegni, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha permesso di affrontare uno degli argomenti che più colpiscono tutti coloro che si sentono coinvolti: l’informazione. Le diverse iniziative messe in campo dal dipartimento Informazione e in particolare dalla redazione del portale dell’ebraismo italiano stanno da giorni producendo una grande quantità di materiale che presenta la realtà di Israele. In particolare la sezione Ultima Ora vede aggiornamenti costanti – uno all’ora dalle primissime ore del mattino fino a tarda sera – e racconta gli ultimi sviluppi della situazione. Sullo stesso argomento si è soffermata Claudia DeBenedetti, che ha tenuto a raccomandare ai presenti di fare molta attenzione all’uso dei social network dove in questi giorni si sono scatenate le peggiori pulsioni di molti. “È davvero importantissimo non reagire alla provocazioni e tentare di mantenere posizioni ragionevoli. Aprire discussioni, promuovere un confronto il più possibile pacato, porsi all’ascolto, questo è il comportamento migliore in questi giorni”. Il presidente dell’Associazione Italia-Israele di Torino, Dario Peyrone, ha presentato le prossime iniziative insistendo sulla necessità di aprire all’esterno della comunità simili incontri, ipotesi già ben presente al Consiglio della comunità, che già sta progettando le prossime iniziative. Dalla presidente della Comunità di Vercelli, Rossella Bottini Treves, è arrivata la notizia che dopo alcune tensioni la corrispondente associazione cittadina ha avviato con la comunità ebraica un dialogo che permetterà di collaborare sulla programmazione futura. “Essere stati presi di mira dei recenti atti di antisemitismo ha smosso qualcosa e aperto un dialogo che troppe volte è mancato, creando qualche difficoltà”.
La grande ignoranza diffusa è fonte di grande preoccupazione, e Simone Disegni, presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, ha sottolineato la necessità di combatterla in ogni modo. Toccanti le testimonianze invece di chi da Israele è appena arrivato: Alberto Calò, che ci vive ed è in Italia per un breve periodo, ha raccontato la sua esperienza di assoluta normalità, mentre dalle parole di rav Somekh è emersa qualche preoccupazione in più. Durante la sua permanenza il marito di sua figlia è stato richiamato, e nonostante non si trovi in questo momento nelle zone più calde la tensione e l’ansia di avere un proprio caro direttamente coinvolto nelle operazioni militari – esperienza comune a moltissimi ebrei italiani – sono sempre presenti.
Il rav, prima di spostarsi al tempio piccolo per una preghiera comune e la lettura dei salmi, ha ricordato che sono tre le cose che si possono fare: sforzarsi continuamente di diffondere una comunicazione corretta della situazione, dare per quanto possibile un aiuto economico, e pregare.
a.t. twitter @atrevesmoked
(29 luglio 2014)