CRISI / Come reagiscono gli israeliani?

Durante i precedenti conflitti combattuti da Israele la presenza della televisione era molto meno evidente. Ora sono ben tre i canali che trasmettono in continuazione quello che sta succedendo a Gaza e nelle zone circostanti, e la programmazione regolare è stata interrotta. I programmi di intrattenimento sono stati sostituiti da notiziari e approfondimenti con esperti di questioni militari, e qualsiasi movimento di truppe o azione viene commentato, non stop. Ogni bomba, ogni razzo, ogni operazione sono fotografati, e praticamente tutti i missili lanciati da Gaza verso Israele vengono mostrati in televisione. Il sistema antimissile, Iron Dome, è oggetto di una sorta di “culto” e coloro che possono assistere dal vivo al suo operato assistono in ammirazione assoluta, scattando fotografie, filmandone l’azione, che è oggettivamente spettacolare. Lo psicoanalista Carlo Strenger ha spiegato che la dimensione dello stato di Israele ha un ruolo importante nelle reazioni delle persone: ognuno ha un figlio, o un fratello, o un parente in guerra. O comunque ognuno conosce qualcuno in quella situazione. “Questo lascia a tutti la sensazione di dover essere sempre informati, per sapere subito se ci sono feriti, o morti”. Strenger continua spiegando che nonostante si tratti di un paese forte, in Israele la sensazione di incertezza è comunque forte: “C’è sempre qualcosa che mette in discussione l’esistenza di Israele, e questo non permette di vivere una vita perfettamente normale. Un po’ come nei film di Alfred Hitchcock, in cui nel mezzo di una scena tranquilla compare una musica di sottofondo agghiacciante, ed è immediatamente chiaro che sta per succedere qualcosa di drammatico. Ecco, gli israeliani hanno questa musica sempre presente. Che è poi il motivo per cui molti israeliani hanno il sonno disturbato. Spesso anche in tempi di pace, e sempre nei periodi di guerra”.
Aggiunge Yehuda Bauer, uno dei maggiori esperti i Shoah in Israele, che gli israeliani vivono comunque uno stato di stress post traumatico, sia per le guerre combattute in patria che per i postumi della Shoah. E, spiega: “Servirebbero molti anni di quiete e pace assoluta per potersi considerare guariti da un passato tanto traumatico.”

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