“Scritte dell’odio a Roma, non ignoriamo la minaccia”
Con la pubblicazione delle liste di proscrizione dei commercianti ebrei, azione verosimilmente attribuibile al gruppo di estrema destra Militia, i muri di Roma tornano a parlare la lingua della vergogna. Mentre sono in corso le indagini per risalire ai responsabili, forte si leva la voce di istituzioni e società civile. A partire dal sindaco Ignazio Marino, che ha fermamente condannato l’accaduto. Sul Corriere della sera (articolo a firma Rinaldo Frignani) si riportano alcune valutazioni del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che invita a “non ignorare il campanello d’allarme” e si dice preoccupato “per la saldature di sigle del sottobosco estremista nel nome di un comune odio anti-ebraico e anti-israeliano”. Secondo il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici esistono gli anticorpi “per arginare fenomeni di intolleranza”.
Una riflessione sui fatti arriva anche dalla penna di Pierluigi Battista (Corriere della sera). “Chi ha scritto quegli slogan – sottolinea l’editorialista – purtroppo sa, oggi, di godere di una considerazione insperata nei decenni passati. Sa che l’antisionismo ha sdoganato l’antisemitismo sotto altre forme e ha rotto un tabù sinora intangibile nel ricordo della Shoah. Sa che la rituale disapprovazione pubblica per questi gesti eviterà di guardare in faccia la realtà, di avvolgerla in una nebbia indistinta, di capire chi sono oggi i veri nemici degli ebrei e qual è il linguaggio ambiguo e velenoso di cui fanno uso. In tutta Europa. E, come sempre, a Roma”.
Alcuni giornali scelgono di intervistare Armando Calò, titolare di un negozio di abbigliamento in viale Libia e tra i commercianti colpiti dalla nuova manifestazione di odio estremistico della Capitale. Alla domanda su quale aria si respiri oggi all’interno della comunità ebraica romana (Repubblica), Calò risponde: “È un momento difficile. Viviamo questa guerra tra Israele e Hamas in un modo particolare. II nostro legame con la terra di Israele è evidente ma la nostra nazione è l’Italia. Purtroppo, talvolta, anche i nostri amici, spesso male informati, si sono fatti un’idea sbagliata di quanto sta accadendo”.
Ancora in alto mare i negoziati del Cairo per l’estensione di una tregua tra lo Stato di Israele e Hamas. Le trattative vanno avanti anche se lo scenario, complice la posizione intransingente del gruppo terroristico al governo della Striscia di Gaza, non è dei migliori. Secondo Francesca Paci della Stampa l’Egitto vedrebbe di buon occhio un rinnovato governo di unità nazionale palestinese “che gli togliesse un po’ il cerino di mano”. L’iniziativa del Cairo sarebbe infatti depotenziata dai diversi fronti aperti nella regione, in particolare quello libico su cui pare si concentri la massima attenzione di Al Sisi al punto, scrive Paci, “da immaginare un intervento militare”.
Dopo molti incomprensibili silenzi, il dramma delle persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente torna ad occupare le prime pagine dei giornali. Di grande interesse l’intervista del New York Times al presidente degli Stati Uniti Barack Obama, oggi tradotta e proposta integralmente da Repubblica. “Fermeremo i jihadisti, sono una minaccia per tutto il mondo” la promessa di Obama nelle ore in cui l’aviazione americana è impegnata nel bombardamento di postazioni Isis per favorire la fuga delle comunità cristiane dal Califfato.
Sul tema, da segnalare l’intervento del presidente emerito dell’Assemblea Rabbinica Italiana rav Giuseppe Laras sull’Osservatore Romano. “La lezione che i perseguitati cristiani d’Oriente stanno impartendo al mondo – scrive rav Laras – è duplice e preziosa: una indirizzata ai loro fratelli di fede, una destinata a ogni essere umano libero. È un imperativo morale raccoglierla”. Esisterebbe infatti un principio imprescindibile inerente al valore assoluto della vita umana e della sua tutela, sostiene il presidente emerito Ari, “che prevede la fedeltà a se stessi e alla propria storia, la preservazione ferma della propria identità e diversità, la difesa della propria e dell’altrui dignità, che si esprime nel preferire la morte e la persecuzione all’abiura e alla conversione forzata”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(10 agosto 2014)