Qui Milano – Un appello a lottare per la pace

richetti Gianantonio Borgonovo“È accaduto tutto all’improvviso”, racconta don Georges Jahola, sacerdote della Diocesi di Mosul. “Gli abitanti delle nostre città si sono messi in fuga, senza portare con sé nulla, a piedi, con i bambini, gli anziani, gli ammalati e le donne, sotto il sole, soffrendo la fame e la sete”. Il suo è il racconto dell’esodo dei cristiani dal nord dell’Iraq, in fuga dalla persecuzione e dalla violenza dei jihadisti islamici. Un’onda di odio che si è abbattuta su tutte le minoranze che popolano l’Iraq, una rabbia integralista che minaccia tutto il Medio Oriente e non solo. “Non si può tacere davanti al male, davanti alla persecuzione di un popolo a causa della sua fede”, ha affermato con forza rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia. E proprio contro il silenzio e per la costruzione di un dialogo si sono levate ieri a Milano le voci di rappresentanti del mondo ebraico, cristiano e islamico. Nella Sala delle Colonne del Nuovo grande museo del Duomo è risuonato il doloroso racconto di don Jahola, si sono susseguiti gli appelli di rav Laras e di altre figure religiose, il pubblico ha ascoltato in silenzio i salmi cantanti da rav Elia Richetti, già presidente dell’Assemblea rabbinica italiana (nell’immagine, assieme a monsignor Gianantonio Borgonovo), e la chiusura è stata affidata alla puntuale analisi di David Meghnagi, docente dell’Università Roma Tre. Un momento di riflessione, di confronto, organizzato dalla scuola della Cattedrale, con il supporto della Veneranda Fabbrica del Duomo, in collaborazione col Tribunale Rabbinico del Centro Nord, che ha visto la partecipazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

(15 agosto 2014)