diritti…
Il conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas ha messo in evidenza anche il potere informativo di ogni singola persona e della piattaforma sociale che è Facebook.
Gruppi di volontari hanno creato funzionalissime agorà di incontro e progetti di sbugiardamento della realtà e della mistificazione verso Israele, cosa che ha permesso a molti utenti privati di rompere il silenzioso sostegno a Israele, facendolo diventare rumoroso e utile. Stupisce però che questa nuova consapevolezza sociale, queste nuove piattaforme espressive non abbiano mai avuto il sostegno, l’apprezzamento, l’appoggio delle organizzazioni per i diritti degli omosessuali. Ad oggi nessun movimento LGBT ha espresso solidarietà alla lotta che compie ogni giorno lo Stato di Israele per la propria sicurezza ed esistenza in pace. Questo conflitto, che ha visto la città di Tel Aviv, sede di una grande comunità gay, al fronte e colpita dai missili da Gaza, non ha avuto l’onore di una sola parola sensibile da parte del circolo Mario Mieli o di una delle tante sedi dell’ArciGay da Milano a Palermo. Eppure spesso, nei giorni intorno al 27 gennaio mondo ebraico e mondo omosessuale siedono intorno alle stesse riflessioni rispetto al ricordo della persecuzione e dello sterminio subito dal nazi-fascismo. Ed ancora di più sarebbe folle negare l’enorme e significativo cammino di diritti compiuto dalla comunità omosessuale nel moderno Stato di Israele, unica realtà mediorientale dove essere omosessuale non porta alla morte nel peggiore dei casi o all’esilio nel migliore dei migliore. Forse la comunità omosessuale in Italia e nel Mondo non riconosce questo cammino? Forse il senso dello sguardo sui deboli annulla le libertà di Tel Aviv in nome di un distorto terzomondismo che fa in modo che l’ArciGay appoggi Hamas ovvero la scimitarra che taglierebbe volentieri le loro e le nostre teste? Forse è il caso ricordare che già nel 1975 in Israele nasceva la prima organizzazione LGBT e che tra il 1988 ed il 1998 ai gay sono stati riconosciuti diritti di coppia, come il riposo dal lavoro per assistere il coniuge, sino ad arrivare ai diritti in ambito militare ( congedi etc. etc.) e pensionistici.
Dal 2005 in poi la Corte Suprema ha riconosciuto alle coppie gay il diritto all’adozione, in un paese che ha la famiglia al centro delle proprie attenzioni. Attenzioni che crescendo costantemente fino ad oggi hanno riconosciuto, dallo scorso 12 agosto, i diritti di immigrazione in Israele (alyah) anche al coniuge omosessuale non ebreo di un ebreo. Viste quindi le tappe di questo significativo cammino di diritti LGBT in terra di Israele mi preoccupa il silenzio o la distanza dell’ArciGay in Italia e nel Mondo. Mi preoccupa perché se il mondo LGBT non coglie l’importanza dei propri diritti riconosciuti da Israele, difficilmente comprenderà la necessità di sostenere Israele, l’unico paese che riconosce loro questi diritti, tra il fiume Eufrate e Gibilterra.
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(22 agosto 2014)