Tolleranza e integrazione

Francesco Moisés BassanoUna cittadina dello Yorkshire, Rothertham, è passata recentemente alle cronache come l’ennesima “città degli orrori”, qui stando all’inchiesta si sarebbero registrati dal 1997 al 2013, 1.400 casi di abusi sessuali su minori, passati fino ad adesso in gran parte sotto silenzio. Secondo quanto è riportato dai maggiori quotidiani, tra cui il Times, questa immobilità sarebbe da imputare alla paura da parte delle istituzioni, di scatenare un tumulto a sfondo razziale, o di subire un’accusa di razzismo, nell’intervenire in questi anni contro i responsabili. Poiché ad essere accusati sarebbero alcuni appartenenti alla comunità pakistana. 
Un fatto inerente di per sé, ad un orribile caso di cronaca nera – come se ne vedono tanti anche in Italia, dove in gran parte gli stranieri non c’entrano – finisce paradossalmente per mettere alla luce un problema di fondo della società inglese, e più in generale di quella nordeuropea, ovvero il rapporto e il confronto con i cittadini di origine straniera. 
Il Regno Unito è un paese, che da molti punti di vista, si potrebbe prendere d’esempio per come si è addossato il proprio passato coloniale e per come ha sviluppato nel tempo il proprio multiculturalismo: l’ascesa sociale è accessibile a chiunque senza distinzioni etniche (tanto che si incontrano impiegate musulmane con il hijab o poliziotti sikh con il turbante), non vi sono come in Francia squallidi quartieri-ghetto, nella maggior parte dei casi anzi le ethnic enclaves sono inserite vivacemente nel tessuto cittadino, le numerose moschee sorgono spesso affianco delle sinagoghe e delle chiese – dati recenti testimoniavano come gli attacchi antisemiti fossero in calo – . Oltre questa facciata idilliaca però, si cela il segreto della società inglese, e della sua tolleranza: quando non riesce ad instaurarsi una vera e propria integrazione, che è comunque possibile, essa si fonda in gran parte su una netta “separazione” tra individui e gruppi. Ognuno vive liberamente e “serenamente” nel proprio borough dove ha potuto ricreare fedelmente il proprio “habitat” e la propria comunità, l’incognita si crea, quando la libertà concessa e questo spazio assegnato cominciano a diventare anguste, o perdono di valore. Qui allora, viene a mancare come altrove, un punto d’incontro, così che le istituzioni si ritrovano incapaci di agire e di affrontare equamente il problema. 

Francesco Moises Bassano

(5 settembre 2014)