Verso Jewish and the City
“Esperienza di Libertà”. Ampia anteprima sul Corriere della Sera della seconda edizione di Jewish and the City, il Festival internazionale di cultura ebraica di Milano. “Pesach: il viaggio più lungo”, il tema di quest’anno sul cui significato si sofferma rav Roberto Della Rocca, responsabile scientifico del Festival e direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Undici luoghi di Milano per un viaggio fra tradizione e attualità”, sottolinea il Corriere per una rassegna che vedrà una prima anticipazione domani, con la lectio magistralis dello psicologo evoluzionista Jonathan Gottschall. Il Festival entrerà poi nel vivo sabato 13 con “Seder. Che cosa è cambiato?” della regista Andrée Ruth Shammah in scena alla Rotonda della Besana. Tra i protagonisti dell’appuntamento di Milano – “naturalmente portata alla condivisione e allo scambio”, secondo Daniele Cohen, assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese –, la studiosa Catherine Chalier, rav Adin Steinsaltz, così come Lizzie Doron di cui il quotidiano di via solferino ospita una riflessione sulla leadership e le donne, tema dell’incontro organizzato domenica 14 – quando il mondo ebraico europeo aprirà le sue porte per la Giornata della Cultura ebraica – al Teatro Parenti e di cui la scrittrice israeliana sarà protagonista. Libertà e schiavitù sarà invece l’argomento dell’incontro a cui, come scrive Roberta Scorranese, parteciperà rav Benedetto Carucci Viterbi. Anche la tavola, che, come spiega la firma del Corriere e membro del Comitato promotore di Jewish and the CityStefano Jesurum, ha un ruolo centrale nel Seder di Pesach, sarà tra i grandi temi toccati nel corso della rassegna (promossa dalla Comunità ebraica di Milano in collaborazione con il Comune di Milano, Fondazione Corriere della Sera e Teatro Franco Parenti): sul cibo, tra tradizione e innovazione, interverranno chef, food blogger ed esperti del settore per raccontare “Non una, cento cucine” ebraiche e una nuova filosofia culinaria che arriva dagli Usa, la jewecology.
Anche Roma aspetta il 13 settembre, quando prenderà il via la Notte della Cabbalà. che inaugura il Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica (fino al 17 settembre). Il tema è “la famiglia”, riporta il Corriere e tra gli incontri previsti, il dialogo sulla bioetica tra il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, e Antonio Monda. E la comunità ebraica della Capitale intanto celebra i cento anni dell’Oratorio di Castro, il tempio di via Cesare Balbo edificato nel 1914. Sul dorso romano del Corriere, la storia della sua realizzazione, raccontata in un libro “L’Oratorio Di Castro. Cento anni di ebraismo a Roma (1914-2014)”, curato da Claudio Procaccia.
Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo si sofferma sulle recenti vicende legate al Museo della Shoah di Roma e si dice disorientato “perché ci viene detto – scrive Colombo in riferimento ai media nazionali – che alcuni, anche nella Comunità ebraica di Roma, sarebbero contenti della nuova decisione (non costruire un museo, ma adattare un edificio disponibile nella zona dell’Eur)” perché in questo modo il museo sarà pronto “in tempo per ricordare il settantesimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz”. “Per fortuna il quotidiano online Pagine Ebraiche” dice di più e ascolta voci importanti della Comunità, come quella del presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman, che ha detto: “Impossibile combattere con i mulini a vento”, riferendosi, penso, alla burocrazia comunale e/o partitica di Roma”. “Restano alcune cose che, come molti,non capisco – scrive Colombo esprimendo in quattro punti le sue perplessità sulla decisione del comune di Roma riguardo al Museo – e che, evidentemente, non sono mai state spiegate all’autore del progetto Luca Zevi e ai gruppi di architetti e imprese che si sono preparati alla gara”.
Mehdi Nemmouche, il terrorista dal passaporto francese accusato della strage al Museo ebraico di Bruxelles in cui sono morte 4 persone, era carceriere e torturato di ostaggi occidentali in Siria. A riconoscere Nemmouche – che secondo Le Monde era tra gli aguzzini di James Foley – il giornalista Nicolas Hénin, inviato del settimanale Le Point, rapito con tre colleghi francesi in Siria e poi liberato (Avvenire, Corriere della Sera e Repubblica). “Sulle colonne di ‘Le Point’ – scrive Paolo Levi su La Stampa – il reporter descrive il suo carceriere come un uomo ‘egocentrico e affabulatore’, ‘sbandato e perverso’, per cui ‘la jihad era solo un pretesto per soddisfare una sete malata di notorietà’”. Il 12 settembre la giustizia belga si pronuncerà sul prolungamento o meno della custodia preventiva per Nemmouche.
Cita Gino Bartali il primo ministro Matteo Renzi, parlando a Brescia nel corso dell’inaugurazione del nuovo stabilimento del gruppo Bonomi. Lo cita, riporta Aldo Cazzullo sul Corriere, come esempio positivo da seguire perché Ginetaccio “’diceva sempre l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifar’ ma poi rischiava la pelle per portare in bicicletta i documenti falsi per salvare gli ebrei”.
Su La Stampa, Gianni Riotta ricorda la figura del grande scrittore Vasilij Grossman, morto 50 anni fa, e che raccontò la violenza del totalitarismo mentre Daria Gorodisky sul Corriere presenta Le Variazioni di Goldberg di George Tabor, “dialogo tragicomico con il divino”.
“Israele annuncia nuovi insediamenti”, titola l’Osservatore Romano. “Il governo Netanyahu – riporta il quotidiano della Santa Sede – ha indetto ieri una nuova gara pubblica per la costruzione di 283 nuove unità abitative nell’insediamento di Elkana, nel nord-ovest della Cisgiordania”. Il piano è stato criticato da uomini del governo israeliano, afferma l’Osservatore.
Daniel Reichel
(7 settembre 2014)