Qui Cuneo – In cammino per la Memoria
Da ben sedici anni l’Associazione “Giorgio Biandrata”, gruppo culturale di Saluzzo, organizza ai primi di settembre una marcia della memoria in ricordo dei circa ottocento ebrei che nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943 attraversarono i due colli Delle Finestre e Ciriegia – tra le Alpes Maritimes e la Valle Gesso nel Cuneese – per cercare di mettersi in salvo passando dalla Francia all’Italia al seguito dei molti militari italiani investiti dal “Tutti a casa” dell’armistizio. Erano famiglie di ebrei mitteleuropei e di altre provenienze, profughi da anni di mille peripezie di fuga di fronte alle persecuzioni naziste, che avevano trovato un provvisiorio rifugio nel villaggio montano di St. Martin Vésubie, dove gli occupanti italiani riservavano loro un trattamento umano e offrivano una possibilità di sopravvivenza. Ma la resa italiana agli Alleati annullava questo limbo di protezione: da qui la fuga di intere famiglie attraverso i due valichi, il loro precario ricovero presso tante case di valligiani nelle zone di Entracque, Valdieri e dintorni, la salvezza di circa quattrocento persone per questa enorme generosità e per l’aiuto di alcuni parroci (don Viale, don Brondello), l’arresto e la deportazione da Borgo San Dalmazzo a Drancy e poi ad Auschwitz di altri 328 fuggiaschi. È la vicenda, ormai nota e divenuta a suo modo epica, ricostruita e narrata da Alberto Cavaglion (Nella notte straniera, L’Arciere, Cuneo 1981). Una vicenda che la storica Adriana Muncinelli sta ancora oggi scandagliando in profondità, con un progetto volto a rimettere insieme, caso per caso, i pezzi di quelle esistenze sconvolte e spezzate.
Col passare degli anni l’appuntamento annuale dei primi di settembre sul Ciriegia (anni pari) e sul Finestre (anni dispari) è divenuto un’occasione significativa di incontro, di riflessione, di approfondimento, di coinvolgimento crescenti. Innanzitutto per l’effettivo ritrovarsi, sui due colli, di due gruppi di “camminatori della memoria”: quelli di provenienza italiana e quelli di provenienza francese che si mettono in marcia da St. Martin Vésubie. Un ideale e fisico congiungimento che sigla la solidarietà civile nel segno del ricordo. Ieri sul Ciriegia, insieme ai molti italiani, erano ben cinquanta i francesi in massima parte ebrei, alcuni giunti appositamente da Parigi: figli, nipoti e pronipoti degli ebrei di St. Martin Vésubie, certo, ma non solo. Inoltre per lo stimolo che da questa iniziativa nasce nei confronti dei giovani, coloro che soli possono raccogliere e preservare la memoria facendola lievitare in partecipazione civile consapevole e in solidarietà contro l’ingiustizia. Il Liceo “Soleri Bertoni” di Saluzzo quest’anno ha raccolto la sfida. Guidati dai loro insegnanti, ragazzi di indirizzi diversi hanno sviluppato un progetto molteplice: la traduzione dall’inglese del libro The fate of Holocaust memories di Chaya H. Roth, una degli ebrei di St. Martin Vésubie che salvatasi con la madre e la sorella ha raccontato ed elaborato le sue vicende in riflessione sul ruolo della memoria; la costruzione di un allestimento grafico legato alla deportazione di quattro ebrei di Saluzzo dalla locale Casa di Riposo; la realizzazione dello spettacolo teatrale Lettera da Varsavia che Valerio Dell’Anna ha tratto da Yossl Rakover si rivolge a Dio di Zvi Kolitz. A testimoniare questo impegno e questo lavoro – ma sopratutto l’omaggio commosso della memoria – un gruppo di studenti del Soleri Bertoni saliva ieri con le loro insegnanti i sentieri del Colle Ciriegia. E là in cima i giovani hanno hanno illustrato il loro lavoro di ricostruzione storica, hanno manifestato il senso del loro coinvolgimento (una ragazza ha letto una sua intensa poesia sulla speranza e la perdita di ogni speranza degli ebrei perseguitati; un’altra ragazza ha suonato l’Ha Tikwah col violino portato in spalla sui monti), hanno parlato delle loro identità talvolta “diverse” (albanese, rumena) e legate a vicende familiari difficili. E poi, ancora sui 2500 metri del colle mentre le nuvole si addensavano e l’aria si faceva rapidamente fredda, le vicende di persecuzione narrate dagli ebrei francesi lì giunti; e la toccante lettura dei nomi dei bambini uccisi ad Auschwitz.
Nel pomeriggio l’iniziativa ha avuto il suo sviluppo a Borgo San Dalmazzo. Una delegazione della Comunità Ebraica di Mentone ha reso omaggio al Memoriale della Deportazione realizzato da alcuni anni presso la stazione ferroviaria, lì dove il 21 novembre 1943 e poi il 15 febbraio 1944 partirono i due convogli verso la morte. All’Auditorium Bertelli, davanti a un folto e attento pubblico, è stato presentato il libro di Chaya Roth (La Shoah. Memoria e dialoghi familiari, il titolo dell’edizione italiana con la trasduzione degli studenti – Fusta Editore) e il progetto didattico ad esso legato, è stata messa in scena la rappresentazione teatrale da Zvi Kolitz, è stata esposta la realizzazione grafica. Una giornata di intensa e coinvolgente partecipazione. Una occasione di notevole portata formativa.
David Sorani, vicepresidente della Comunità ebraica di Torino
(8 settembre 2014)