Qui Milano – Jewish and the City Un festival di donne e libertà
“Uscire verso la libertà significa non assuefarsi al pensiero collettivo”. Il significato di Pesach, la festa che ricorda la liberazione degli ebrei dall’Egitto, è profondamente attuale spiega rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, nel giorno di apertura di Jewish and the city. In una sinagoga centrale gremita si è infatti aperto oggi a Milano il sipario sulla seconda edizione del Festival internazionale di cultura ebraica, organizzato dalla Comunità ebraica milanese, con la collaborazione del Comune. Quattro giorni dedicati al tema di Pesach e alla libertà con ospiti di livello internazionale come Catherine Chalier (nell’immagine), tra le più autorevoli filosofe europee e grande studiosa di ebraismo. Proprio Chalier, introdotta da rav Benedetto Carucci Viterbi, ha dato questa mattina il via – preceduta dai saluti delle autorità – ai tanti appuntamenti del Festival con una lectio magistralis dal titolo “Raccontare per essere”. Il virtuale taglio del nastro è stato dunque affidato a una donna, nella domenica in cui l’Europa e l’Italia ebraica celebrano proprio la figura femminile, protagonista del tema scelto per la quindicesima edizione della Giornata europea della cultura ebraica. Di donne e libertà, dunque, si parlerà oggi nei tanti eventi milanesi e non solo; si parlerà di cultura e tradizione ebraica, si apriranno le porte al pubblico. “Come ebrei, vogliamo costruire ponti, farci conoscere, enunciare la sacralità della vita”, ha dichiarato Walker Meghnagi presidente della Comunità ebraica di Milano, sottolineando come sia necessario conoscersi e combattere insieme i pregiudizi e la violenza. Mandare messaggi di dialogo e pace e sostenere quelle minoranze lontane colpite dall’odio. Jewish and the city, ha affermato il sindaco Giuliano Pisapia in apertura “veicola il messaggio che la cultura e la conoscenza possono essere strumenti efficaci per evitare dissidi e guerre”. Il festival è “un magico momento di condivisione con la nostra città”, ha spiegato Daniele Cohen, consigliere alla Cultura della Comunità ebraica di Milano, con un ringraziamento particolare al direttore scientifico della rassegna, rav Roberto Della Rocca, direttore del direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
“L’atto di raccontare oralmente – ha spiegato Chalier questa mattina nella sua lectio magistralis – si fa con parole che toccano innanzi tutto chi le ascolta nella propria carne emotiva, risvegliando la sua immaginazione e la sua intelligenza. Ciò non sarebbe possibile se chi racconta volesse soltanto trasmettere idee o informazioni. Raccontare perderebbe allora il proprio taam, cioè il sapore, il gusto e il significato”.”Pesach indica la bocca che parla -affermava rav Carucci – È con il racconto che si arriva alla salvezza, che si costruisce l’identità”.
Daniel Reichel
(14 settembre 2014)