Qui Milano – Rav Steinsaltz a Jewish and the city
L’insegnamento dello straniero

SONY DSC“Lanciare un forte e diffuso messaggio di apertura, di dialogo, di amicizia, dando nuova luce all’antica e profonda integrazione degli ebrei in tutta l’Europa e in particolare nella società italiana”. Questo il significato, nelle parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, di eventi come Jewish and the City, il Festival Internazionale di Cultura Ebraica, assoluto protagonista in questi giorni dell’agenda milanese. Davanti al folto pubblico presente nella Sinagoga Centrale, testimonianza dello straordinario successo della manifestazione curata da rav Roberto Della Roberto Della Rocca, direttore scientifico del festival organizzato dalla Comunità ebraica di Milano in collaborazione con il Comune, il presidente UCEI ha voluto sottolineare l’importanza della rassegna milanese nel suo fondamentale ruolo di ponte tra cultura ebraica e società civile. Dopo la partecipazione dello scorso anno, la seconda edizione del festival era chiamata al complicato compito di ripetersi e, a giudicare dalle gremite, l’obiettivo è stato centrato. Grazie anche a ospiti di livello internazionale come rav Adin Steinsaltz, uno dei massimi studiosi e divulgatori contemporanei del Talmud, che nella sinagoga di via Guastalla ha tenuto ieri una lectio magistralis sul tema Dialoghi sullo Straniero. Ad aprire l’appuntamento al tempio, il saluto del presidente Gattegna che ha voluto fare un plauso “alla eccezionale sinergia” creatasi tra la Comunità ebraica di Milano – rappresentata dal presidente Walker Meghnagi e da rabbino capo della città rav Alfonso Arbib – e il Comune. “Ciò che vogliamo oggi esprimere e manifestare – ha dichiarato Gattegna, introdotto dal consigliere alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Daniele Cohen – è la preziosa ricchezza che può derivare per tutti dalla pacifica convivenza e dalla reciproca accettazione di diverse matrici e di molteplici radici culturali”. Una convivenza di cui la minoranza ebraica si è fatta da sempre promotrice, affermando la sua diversità come un valore prezioso per la società. Concetto, quello della diversità, toccato dall’apprezzata riflessione dell’antropologo Francesco Remotti, che ha aperto l’evento con rav Adin Steinsaltz di ieri. Remotti ha infatti parlato di somiglianze e differenze: della necessità di essere consapevoli di somigliare agli altri quanto, contemporaneamente, di differenziarci dalla collettività. “Non possiamo soltanto imitare, dobbiamo differenziarci, anche da noi stessi”, ha affermato l’antropologo.
Un articolato invito a riflettere, invece, quello proposto da rav Adin Steinsaltz nella sua lezione.“Io non sono qui per darvi delle soluzioni” ha più volte affermato il rav, invitando il pubblico a interrogarsi sul significato di giustizia, sulla bontà, sul rispetto degli stranieri (“Non opprimere lo straniero: voi infatti conoscete l’animo dello straniero, perché foste stranieri in terra d’Egitto” Es. 23,9). E, in riferimento allo straniero, rav Steisaltz ha ricordato che “siamo tutti stranieri, sempre” e per questo “dobbiamo capire chi sta male”, facendo riferimento alle drammatiche notizie dei profughi che dall’Africa e dal Medio Oriente cercano la salvezza sulle nostre coste. Di fronte alla sofferenza altrui, ha affermato il rav – ricordando che “noi ebrei siamo abituati a essere maltrattati, purtroppo la storia lo testimonia” -, non si possono fare scelte sbrigative, semplici, e dobbiamo tenere presente che “fare giustizia significa avviarsi in un processo lungo, complesso, che tiene conto della pietà”. Un monito, quello di rav Adin Steinsaltz, profondamnete attuale.

Daniel Reichel

(17 settembre 2014)