Contro odio e fanatismo

rassegnaAntisemitismo, persecuzione contro i cristiani nel mondo, situazione mediorientale e fondamentalismo religioso. Quattro temi al centro dell’incontro tenutosi mercoledì sera in Vaticano tra la delegazione guidata dal presidente del Congresso ebraico mondiale Ronald Lauder e papa Bergoglio. Nel corso dell’udienza, ha dichiarato alla stampa Lauder – “accompagnato tra gli altri, da Claudio Epelman, direttore del Congreso judío latinoamericano e responsabile per il dialogo con la Santa Sede del Wjc, e da Renzo Gattegna, presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane” (Osservatore Romano) – Bergoglio si è soffermato sulle violenze contro i cristiani perpetrate dai jihadisti in Medio Oriente. “Nel mondo ci sono ancora grandi sofferenze, prima è stato il vostro turno, adesso è il nostro”, ha dichiarato il papa a Lauder (Avvenire), secondo quanto confermato da quest’ultimo nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri mattina a Roma dalla delegazione ebraica. Il presidente del Wjc si è detto preoccupato dei silenzi dell’Occidente sulle persecuzioni dei cristiani: “Basta silenzio su questa strage! Bisogna unire le forze e dire che tutto questo è inaccettabile”, il monito di Lauder riportato da Carlo Marroni sul Sole 24 Ore. Lauder ha sottolineato come la “n” usata in Medio Oriente per marcare i cristiani da perseguitare non sia diversa dalla stella di David imposta dai nazisti agli ebrei. Grande preoccupazione desta anche il riemergere di rigurgiti antisemiti in Europa, come scrive Franca Giansoldati sul Messaggero. “Il fenomeno è cresciuto tantissimo soprattutto dopo il conflitto di Gaza”, l’allarme del presidente del Wjc.

“II piano di decapitare dei passanti scelti a caso nelle strade di una città occidentale segna la trasformazione dei ‘soft target’ jihadisti, nasce dal manuale di Al Qaeda sulla ‘Malvagità calcolata’ e spinge l’anti-terrorismo a modificare i piani di difesa delle retrovie civili adottando tecniche più aggressive”. A spiegare i retroscena della nuova quanto sanguinosa tattica del terrorismo di matrice islamica, Maurizio Molinari su La Stampa.

Chi era Moses Dobrushka, kabbalista e uomo della Rivoluzione, decapitato insieme a Danton il 5 aprile del 1794? “Una risposta, tutt’altro che conclusiva – scrive Repubblica – è fornita dal grande ebraista Gershom Scholem, nell’edizione italiana del saggio inedito Le tre vite di Moses Dobrushka, edito da Adelphi con una dotta e brillante postfazione di Saverio Campanini”.

Aveva definito Auschwitz una “clava morale” e la Memoria della Shoah “un esercizio che non dovrebbe essere obbligatorio”. Dopo aver suscitato forti polemiche in passato, lo scrittore tedesco Martin Walser torna sui suoi passi e nel suo ultimo libro dedicato a Sholem Yankev Abramovich – nome di spicco della moderna letteratura ebraica -, scrive, come riporta il Corriere, che la Shoah è un “debito perenne, assoluto e incondizionato. E non si può far niente, o quasi, per limitarlo” .

Sul Messaggero, Fabio Isman racconta la storia di Giacomo Segre, l’ebreo chierese che aprì con una cannonata il 20 settembre del 1870 la Breccia di Porta Pia e che “non temeva la scomunica papale per chi avesse sparato contro Roma”. “Segre spara per primo – scrive Isman – una storia poco nota, proprio per la scomunica di Pio IX: a lui non interessava molto, perché era un ebreo”. Grazie anche a Segre, dunque, nascerà l’Italia unita.

Calcio e razzismo. Rischia una squalifica dal campo il Partizan Belgrado che nel corso della partita di Europa League contro il Tottenham ha esposto uno striscione antisemita (Gazzetta dello Sport). Intanto secondo un sondaggio Demos & Pi il razzismo negli stadi è considerato “un problema grave – scrive Repubblica – da più di otto persone su dieci: il 64% invoca la sospensione delle partite; il 45% penali azioni per le squadre”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(19 settembre 2014)