Rosh Hashanah 5775 – Un anno per l’amore
Siamo nel mezzo del periodo del calendario ebraico dedicato all’introspezione e al processo di Teshuvà, il pentimento che ci riconduce alla retta via.
La Teshuvà, tuttavia, deve essere una decisione sincera e dovrebbe essere un ritorno e non un ritiro o una fase nella nostra vita. Deve diventare un movimento di integrità.
La Teshuvà può essere vista come un grande miracolo: nella dimensione del tempo non si può tornare indietro – la macchina del tempo esiste solo nella fantascienza. Ma nel mondo della Teshuvà il tempo è creato al contrario, permette la ricreazione del passato, di trasformare il passato in qualcosa di migliore di ciò che era. Quindi è un dono divino che allude a una dimensione dell’ebraismo che supera l’uomo.
Ciò che è in ballo oggi non è solo il destino della nostra generazione. Siamo un anello della catena che collega il patriarca Abraham con i futuri giorni del MashìaH. Siamo l’unico canale di tradizione ebraica, e non dobbiamo solo salvare l’ebraismo dall’oblio, ma anche assicurare che l’ebraismo sia l’amore delle generazioni future. Possiamo scegliere di essere gli ultimi ebrei o i nuovi portatori dell’ebraismo. Raramente nella storia, l’ebraismo è dipeso tanto da una generazione. Noi possiamo o finire definitivamente con, o arricchire profondamente il patrimonio ebraico.
Questa conoscenza e consapevolezza richiedono un nuovo atteggiamento. Dobbiamo renderci conto che l’ebraismo non dovrebbe mai essere un traguardo, ma sempre un percorso dinamico nella nostra vita. Dobbiamo trasformare il passato nel presente affinché diventi in futuro. Quando ci torneremo coscienti di questo, l’ebraismo invocherà una benedizione su di noi e sui nostri figli diventando così la prima priorità nella nostra vita.
Tizcú leShanim Rabbot, Tobot veNeimot!
Eliezer Di Martino, rabbino capo di Trieste
(21 settembre 2014)