Informazione – Pagine Ebraiche entra nel 5775
proponendo una nuova cover

PE 10-14 cover - screenshotChe un libro non si debba giudicare dalla copertina è universalmente riconosciuto. Ma non si può dire che altrettanto valga per un giornale. La copertina di un giornale non è solo il suo biglietto da visita, ma ne racchiude l’identità, le volontà, l’essenza. Non è semplicemente il vestito buono, non la patina di glitter che lo rende accattivante.
Per questo, per iniziare l’anno 5775 dopo un’estate da ricordare dolorosamente, Pagine Ebraiche decide di ripartire proprio dalla copertina. Nuovi colori e immagini che guidano i lettori nel mare magnum del numero di ottobre. Tanti protagonisti, tante firme e tante novità: sogni realizzati, festival di successo, cinema e arte.
Il direttore della redazione ci ha lavorato sopra mettendo sotto pressione i grafici per realizzare un modello di cover-vetrina originale e poco frequentato fra i giornali italiani. Decine di ipotesi sono finite nel cestino e infine ne è stata adottata una che cerca di mettere in rilievo la ricchezza dei contenuti del giornale senza cadere nella presunzione, a suo avviso non compatibile con la natura complessa e articolata del mondo ebraico, di fare una copertina monografica e monotematica. La novità, come tutte le novità, non farà di sicuro l’unanimità e coglierà di sorpresa molti lettori abituati e forse affezionati a una prima pagina più seriosa e ricca di testi. Ma la strada del cambiamento è imboccata e come tutte le delicate modifiche identitarie delle testate giornalistiche (sarà un caso o forse no, tutto avviene proprio nel giorno del lancio della nuova formula grafica del Corriere della Sera, il maggiore quotidiano italiano), anche questa richiederà il suo tempo per essere digerita.
Arrivati a questo punto, dunque, meglio voltare pagina e rimboccarsi le maniche: come è andata la Giornata Europea della Cultura Ebraica? In cosa consiste Antenna Antisemitismo, la nuova l’iniziativa dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane? Chi era presente all’incontro tra papa Bergoglio e il World Jewish Congress e, soprattutto, quali temi ha toccato il presidente del WJC Ronald Lauder? E siamo solo agli inizi.
Lunga e approfondita l’intervista al dottor Moise Levy, il medico milanese protanista dell’impresa della pubblicazione in italiano dell’Halakhà illustrata, un cofanetto di nove volumi e un DVD contenenti tutte le norme ebraiche: dai cibi permessi ai divieti di Shabbath, fino ai quesiti più spinosi. Un lavoro imponente costato ben sei anni di lavoro.
Nelle pagine Economia, dedicate a Israele e alle realtà internazionali una panoramica sulla questione della lotta all’antisemitismo attraverso le parole del cancelliere tedesco Angela Merkel, i nuovi equilibri politici in Israele a più di un mese dalla tregua e la straordinaria riapertura del Museo ebraico di Bruxelles che non si piega di fronte all’attacco terroristico dello scorso maggio. Sapevate che l’Iran è a rischio siccità? Ne scrive l’economista Aviram Levy.
Arriviamo quindi l’appuntamento fisso che ci aspetta all’inizio del nuovo anno: il bilancio del 5774 che si conclude adesso.
Il Dossier Fatti e Persone, che potete sfogliare in anteprima cliccando qui, ripercorre i 12 mesi passati: un focus sull’ebraismo italiano ma anche una finestra sul mondo, introdotto da una riflessione dello storico sociale delle idee David Bidussa che esamina gli intensi cinque anni di Pagine Ebraiche.
Il 5774 è stato complesso e denso di avvenimenti: la commemorazione dei settant’anni dalle Fosse Ardeatine e del drammatico 16 ottobre, il riconoscimento di Gino Bartali come Giusto tra le Nazioni, la visita a Roma di Bibi Netanyahu, la morte di Ariel Sharon, la prima volta italiana del Limmud. E ancora, nuove sfide in ambito di kasheruth e informazione, la guerra che ha segnato l’estate del 2014 ed il lento ritorno alla normalità.
Un dossier condito di approfondimenti e opinioni.
Veniamo poi trainati nell’apertura delle pagine della cultura da Big Bambu, la grandiosa installazione dei fratelli Starn all’Israel Museum di Gerusalemme. Numeri per la realizzazione che fanno impallidire: “Diecimila canne di bambú. Ottantamila metri di corda da arrampicata. Venticinque arrampicatori di rocce. Sedici metri di altezza. Sette settimane. Zero schizzi architettonici”. Un’opera che insegna la coesistenza.
Grande l’approfondimento sul cinema israeliano, protagonista degli ultimi festival: da Tsili, la fatica di Amos Gitai presente in Laguna e si ispira al libro di Aaron Applefeld, agli Arabi danzanti di Eran Riklis presentato a Locarno, tratto dalla storia dello scrittore arabo-israeliano Sayed Kashua. Sempre di grande schermo si parla con Suha Arraf e Simone Rapisardo Casanova, italiano trapiantato in Canada. E per chi volesse essere sempre al passo con l’agenda culturale comodamente seduto in poltrona, Adachiara Zevi ci guida alla Biennale di Venezia, mentre Ada Treves offre un assaggio in anteprima di Torino Spiritualità, che questo anno sceglie il tema “il cuore intelligente”.
Si arriva inesorabilmente alle ultime pagine con due campioni: l’intervista a Israel Levi Maoz che rivela i segreti del campionato di calcio italiano e Poopa Dweck, la regina della cucina ebraica siriana che fa impazzire il mondo.
Un nuovo inizio, nel 5775, ricco di spunti e di letture.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(24 settembre 2014)