Pio XII e la Shoah, storici a confronto
Continua a far discutere il ruolo di papa Pio XII in vista del convegno che si terrà domani a Roma presso l’Università degli studi Guglielmo Marconi dal titolo “Pio XII e la Seconda Guerra Mondiale: eventi, ipotesi e novità dagli archivi” nel quale interverranno Andrea Riccardi (Roma Tre), Anna Foa (La Sapienza), Umore Yagil (University of Tel Aviv), Eduard Housson (Parigi IV). Su Avvenire un articolo del responsabile scientifico Matteo Luigi Napolitano che riesamina le posizioni del papa durante la Shoah. Napolitano chiama a testimonianza le riflessioni dei giornalisti dell’epoca che vedevano Pacelli come un ostacolo per l’avanzata nazista: “In ambienti francesi bene informati – scriveva da Parigi Edmond Taylor – vige la convinzione che Pio XII seguirà una linea estremamente ferma verso i tentativi degli Stati totalitari di invadere ciò che la Chiesa ritiene essere le sue prerogative spirituali e materiali”. E, alla luce di possibili nuovi documenti provenienti dagli archivi, Napolitano ipotizza: “Anzitutto non ci sorprenderebbe scoprire legami tra il Papa e le agenzie di soccorso ebraiche internazionali più forti di quanto non si creda, e alimentati da mutua fiducia. In secondo luogo, non esiteremmo a parlare di ‘priorità divergenti’ tra Vaticano e Alleati: per questi ultimi debellare la Germania era la precondizione per occuparsi d’altro; ma per il Papa era prioritario salvare vite umane, concentrandosi sugli ebrei e sulle vittime della guerra. Un terzo elemento potrebbe essere la ripresa di un dialogo tra il Vaticano e Mosca, forse già sul finire della guerra. Timidi segnali si erano colti già dopo il 1919”.
“Non dovrebbe essere difficile per gli europarlamentari della lista Tsipras: ammettere al più presto l’errore commesso con leggerezza e ritirare la candidatura per il premio intitolato a Sacharov e alla libertà di pensiero a favore di un blogger che odia i ‘sionisti’ e invoca la fine (proprio così, testuale, ‘la fine’) di Israele”, questo l’incipit di Pierluigi Battista del Corriere della Sera, dopo l’azzardata mossa della lista di Tsipras che sceglie di mettere in lizza Alaa Abd El-Fattah per il riconoscimento istituito dal Parlamento europeo. Il blogger che si era schierato contro la politica egiziana di Mubarak, più volte ha infatti ribadito frasi intrise di odio “improntate a un antisionismo così radicale e oltranzista da farle sconfinare nel più vieto antisemitismo”.
Si parla ancora delle indagini sull’Ospedale israelitico di Roma sui giornali di oggi. Mentre si annunciano alcuni avvisi di garanzia, si arriva anche alla definizione del danno erariale definito nel primo troncone dell’indagine: otto milioni di euro. “Un nuovo buco nei già martoriati conti della Regione Lazio. E questo solo per quanto riguarda le cure odontoiatriche, per le quali vigeva il consueto protocollo: ritoccare all’insù la contabilità in modo da ottenere maggiori rimborsi della Asl sulle prestazioni effettuate”, scrive Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera Roma.
Su Repubblica Roma ( Lorenzo D’Albergo, Salvatore Francesco) si raccolgono intanto le voci preoccupate dei dipendenti dell’Ospedale e la richiesta di chiarezza da parte dei sindacati di categoria, al lavoro per un incontro con il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
“Nessuna Moschea per Expo”, sì a “Uno spazio unico per i fedeli di ogni religione” questa la scelta della commissione Urbanistica. La Repubblica riporta la decisione di far sorgere durante l’esposizione: “Un padiglione unitario dove musulmani, cristiani ed ebrei potranno ritrovare il silenzio necessario al raccoglimento al dialogo con il loro D-o”. Si aprirà quindi un bando (in uscita il mese prossimo) che dovrà rispettare le seguenti regole: “Gli enti religiosi dovranno sottoscrivere l’adesione ai principi della laicità del lo Stato e del rispetto del la persona umana. Gli enti dovranno dimostrare di avere un radicamento sul territorio dove si trova l’area per cui avanzano una richiesta, e fare un programma anche di genere culturale. I soggetti religiosi dovranno dimostrare fonti finanziarie pulite, referenti politici e culturali, legami internazionali, apertura al dialogo con altre fedi”.
Prosegue inarrestabile l’inquietante avanzata dell’Isis, dalla Stampa la notizia di nuove decapitazioni: “Questa volta è toccato a tre donne, per la prima volta, e a un uomo, tutti combattenti curdi fatti prigionieri in Siria”. I miliziani hanno raggiunto Kobani, la città al confine con la Turchia “simbolo della resistenza curda”. Lo scrittore americano Adam Gopnik non si piega però all’orrore ed al pericolo per l’Occidente e spiega a Repubblica: “I newyorkesi hanno capito che non si può vivere con la paura. O vivi la vita, o vivi la paura. Ci rifiutiamo di essere terrorizzati ancora una volta. Anche perché la minaccia terroristica è sempre molto sproporzionata rispetto alle azioni reali”.
Dopo il naufragio nei pressi di Malta del peschereccio diretto in Europa carico di profughi palestinesi, iniziano le ricerche di parenti e amici. A scriverne l’edizione palermitana di Repubblica: “La consapevolezza che, dopo 21 giorni, nessuno dei dispersi potrà essere ritrovato vivo non lenisce il dolore della comunità palestinese che ha affidato al comitato Catania per Gaza le sue speranze di riuscire a recuperare il relitto rimasto in fondo al Canale di Sicilia con il suo carico di corpi”.
“Israele e Palestina alleati in tecnologia?” questa la domanda che apre il reportage di Paolo Sorbi su Avvenire. Il quadro delineato dopo la guerra è desolante, ma:”i settori più legati alla scienza informatica, alle biotecnologie, alle ‘energie verdi’ mantengono performance di crescita. Innanzitutto il tema dell’acqua. Non è la prima volta che ne colgo la strategicità per tutta l’area che va dalla Siria all’Egitto. Le risorse idriche sono ‘fontane’ scarse in Medio Oriente. Diciamo che sono l’oro”. Ed è proprio grazie a questo che Israele e Autorità palestinese collaborano: “L’ente statale dell’acqua israeliano (Water Natio-nal Career), sta realizzando con l’Autorità palestinese a Gerico nuove, ingegnosissime reti ‘idrico-informatiche’ che fanno rivivere quelle campagne dalla memoria biblica. Netafim (‘creare l’irrigazione’) è denominato il progetto che si sta applicando, proprio in questi giorni, nelle campagne palestinesi. Creato dagli israeliani già a metà degli anni Sessanta del Novecento, costituisce l’irrigazione ‘goccia a goccia’, controllata da software, che ha rivoluzionato l’agricoltura di quelle aree aride, e il progetto riesce ad economizzare l’acqua e la canalizzazione diffusissima e controllabile perfettamente”. Collaborazione in tema di energia che si espande anche ai vicini paesi arabi, in un progresso tecnologico che sempre di più sfonda il campo diplomatico.
“Scoperta in Israele: megastruttura più antica di Stonehenge e delle piramide egizie”, questa la straordinaria notizia della sezione Tuttoscienze de La Stampa. L’archeologo Ido Wachtel della Hebrew University ha rivelato infatti la probabile natura di quello che fino ad ora era considerato un muro di cinta: “Una rappresentazione terrestre delle influenze della Luna, adorata come una divinità ultrapotente in tutta la Mesopotamia (e non solo). Con il nome semitico di Nin e con quello sumerico di Nanna, entità distinte, destinate a fondersi durante l’impero accadico”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(1 ottobre 2014)