Festival – Internazionale a Ferrara
un successo e qualche ombra
Le presenze sono salite ben al di sopra della barra dei settantamila. Internazionale a Ferrara, che ha chiuso ieri la sua ottava edizione, ha registrato un aumento di pubblico del dodici percento rispetto allo scorso anno: 71mila sono le persone registrate, e il pubblico è composto prevalentemente da giovani che vogliono ascoltare, capire, confrontarsi.
Un successo simile era difficilmente prevedibile nonostante il trend sia ormai evidente: i festival culturali sembrano al riparo dalla crisi. Dal Festivaletteratura di Mantova a Pordenonelegge, passando per la folla che ha invaso Torino per la prima Notte bianca della spiritualità organizzata per la decima edizione dell’omonimo festival, tutti i principali appuntamenti autunnali con la cultura hanno chiuso con numeri decisamente rassicuranti.
Quando la programmazione è studiata con cura, quando i contenuti ci sono, quando la passione per la conoscenza e per la sua condivisione è il motore primo di tutto, allora esiste sempre un pubblico numeroso e partecipe che risponde alla chiamata ed è disposto a viaggiare, a spostarsi, a vedere, visitare, comprare biglietti, attendere pazientemente in coda e, nonostante la crisi dell’editoria, a comprare libri.
A Ferrara quest’anno hanno risposto all’invito di Internazionale – settimanale fondato nel ‘93 ispirandosi al francese Courrier International, diretto da Giovanni De Mauro – più di duecento ospiti provenienti da quarantacinque testate giornalistiche, per tre giorni di incontri in cui l’informazione è stata protagonista. A dibattere erano presenti molti direttori dei grandi giornali, da Gerard Baker del Wall Street Journal a Martin Baron del Washington Post, da Edwy Plenel di Mediapart a Nicolas Barré, di Les Echos. Incontri su migrazioni e cambiamento nella concezione dei confini e delle mobilità nel XXI secolo, sull’Iraq e sulla Libia tra terrorismo, scontri settari e Stati a rischio verso la ridefinizione del Medio Oriente.
Ma nonostante il grande successo del festival e della testata italiana, che da luglio è in vendita anche nelle edicole di Londra, alcune posizioni estreme, superificali e talvolta infantili cominciano a suscitare disagi anche nell’ambito della sinistra italiana più matura. Anche un gruppo che si dichiara esplicitamente e fortemente a favore dei compromessi necessari all’immediata ripresa di un processo di pace e della soluzione a due stati come il Martin Buber – Ebrei per la pace ha deciso di scrivere una lettera di dure critiche al direttore De Mauro. Lamentando il tono “manicheo e grossolano” di un articolo uscito a fine settembre il Gruppo, che – viene esplicitato nella lettera – comprende molti lettori che apprezzano la rivista, esprime “sconcerto e irritazione” per “faciloneria e taglio partigiano” di un articolo ripreso da Internazionale. Le luci del grande successo del festival non possono nascondere i problemi che una redazione come quella di Internazionale dovrebbe essere in grado di superare al più presto per tutelare al meglio la credibilità capitalizzata in questi anni di lavoro.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(6 ottobre 2014)