Israele – Su Nazareth l’ombra dell’Isis
“Isis e Hamas sono rami dello stesso albero avvelenato”, denunciava poche settimane fa il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Entrambi sono nemici della pace, di Israele e dei paesi civili”, sottolineava Netanyahu. Ma le bandiere nere del Califfato fino ad ora erano rimaste per lo più al di fuori del territorio israeliano. Vicine, come dimostra quanto accade oltreconfine nella Siria devastata dalla guerra civile, ma non così tanto da costituire una minaccia immediata per Israele. Fino alla scoperta fatta questa mattina nella zona di Har Yona (a nord di Nazareth): venticinque bandiere con l’inquietante vessillo dello Stato Islamico, accartocciate dentro un sacco nero, sono state trovate da un operatore municipale che stava lavorando nell’area. “Sono rimasto shoccato quando ho visto le bandiere e ho immediatamente chiamato la polizia – ha dichiarato a ynet Udi Elbaz, funzionario comunale di Nazareth Illit, tra i primi a raggiungere il luogo dell’inquietante scoperta. Secondo Elbaz, questo ritrovamento sarebbe un allarmante segnale dell’esistenza di attività terroristiche nella zona. La polizia ha aperto un’indagine sul caso e sta cercando di risalire ai proprietari del materiale abbandonato tra i cespugli e legato all’organizzazione terroristica dell’Isis. “Una cosa del genere, scoperta nel cuore di una città ebraica in Galilea, – ha dichiarato il sindaco di Nazareth Illit Alex Gadalkin – deve far sorgere serie preoccupazioni”.
L’attenzione israeliana verso i sanguinari miliziani dell’Isis è da tempo alta. A inizio anno il ministro della Difesa Moshe Yaalon aveva ascritto ufficialmente il movimento tra le organizzazioni terroristiche, dando mandato alle autorità di perseguire chiunque sia sospettato di farne parte. E lo stesso possesso di materiale legato all’Isis – come nel caso della bandiere ritrovate – costituisce una violazione delle leggi antiterrorismo israeliane. “L’unica cosa che si frappone al momento tra noi e l’Isis – ha dichiarato il capo di Stato Maggiore israeliano, il generale Benny Gantz in una recente intervista al Jerusalem Post – è il fatto che loro ora sono occupati in questioni più urgenti”. Ma su un possibile scontro tra Tsahal e miliziani del Califfato il generale non ha dubbi: “se ci attaccano, verrano completamente sconfitti”. Il problema, sottolineano diversi quotidiani israeliani, è la possibile influenza dell’odio propugnato dai terroristi dell’Isis sulla comunità araba israeliana. E l’esempio riportato è il caso di Saladin Mahmeed: maestro di scuola arabo israeliano condannato la settimana scorsa agli arresti domiciliari per detenzione di materiale legato al movimento dello Stato Islamico. Altri segnali poco rassicuranti arrivano dai social network, con l’appoggio virtuale da parte di alcuni utenti delle scellerate quanto pericolose tesi di dominio del mondo di Abu Bakr al-Baghdadi, il padre dell’Isis.
d.r.
(7 ottobre 2014)