Luciano Segre (1933-2014)

luciano segreTorino da il suo ultimo saluto a un grande protagonista del mondo politico ed economico italiano, Luciano Segre, scomparso ieri all’età di 81 anni. Innumerevoli i consigli dispensati ad amici, colleghi, collaboratori; lunga la lista di chi si affidò alla sua autorevolezza per ricevere un parere, un opinione, un pensiero. Orgoglioso delle sue radici ebraiche, Segre sfuggì, negli anni bui del nazifascismo, alla persecuzione razziale grazie al coraggio di un prete, don Martino Michelone, che nascose lui e la sua famiglia nella parrocchia di Murasengo, un piccolo comune dell’astigiano. Una storia a lungo tenuta privata fino a quando, con l’aiuto dell’amico Gad Lerner, Segre decise di impegnarsi perché nel Giardino dei Giusti di Yad Vashem, istituzione israeliana che onora la memoria delle vittime della Shoah, trovasse posto un albero con il nome del suo salvatore. E dopo un intenso e caparbio lavoro di documentazione, lo Yad Vashem iscrisse nella lista dei Giusti, – uomini e donne che rischiarono la vita per salvare gli ebrei dall’odio antisemita – anche don Michelone. Una grande gioia per Segre, che diede così seguito alla promessa fatta anni prima al padre Riccardo di non dimenticare mai l’uomo che li aveva protetti dai nazifascisti. Una storia da ricordare, così come per molti da ricordare sarà lo stesso lascito di Luciano Segre che Lerner ha voluto ricordare in queste ore con parole di sincero affetto. “Un uomo generoso, aspro, giusto, dotato di un umorismo impareggiabile – scrive il giornalista – con il quale dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti, il 2 maggio 1993, abbiamo sentito il bisogno di non lasciarci più”. Tra chi lo ricorda anche Marco Luzzati, presidente dell’archivio Terracini di Torino. “Un uomo dai mille interessi, molto legato alla sua identità ebraica”, afferma Luzzati. “Una volta gli chiesi di venire a fare minian (il numero di dieci persone necessario per la preghiera pubblica ebraica) in modo che potessimo recitare il Kaddish per una persona che lui però non conosceva. Venne immediatamente. Un gesto significativo e una vera mitzvah”.
Consigliere dell’ex premier Romano Prodi, amico di molte personalità di primo piano del nostro paese, Segre non appariva spesso in pubblico. Un’eccezione fu la proclamazione ufficiale in cui don Michelone fu dichiarato Giusto tra le Nazioni, che si tenne nel 2011 a Murasengo. In quell’occasione – a cui parteciparono l’allora ambasciatore di Israele in Italia, Gideon Meir, e Claudia De Benedetti in qualità di vicepresidente delle Unione delle comunità ebraiche italiane – Segre ricordò le vicissitudini che afflissero la sua famiglia durante la guerra: dopo l’8 settembre la fuga tutti insieme prima a Cogne, il provvidenziale ritardo all’appuntamento per scappare in Svizzera che li fece scampare all’eccidio dell’Hotel Meina, poi ancora la fuga a Castino, zona partigiana dove papà Riccardo subì una infezione ad un polmone ed infine la salvezza nella figura di un prete del Monferrato, cliente del negozio di tessuti di famiglia: don Martino Michelone, parroco di Moransengo. È lui che alla fine del 1943 dice a Riccardo Segre fuggiasco, povero e malato: “Prendi la tua famiglia e venite a nascondervi in canonica da me”. Sopra la chiesa vivevano rinchiusi Riccardo, sua moglie Angela, sua sorella Elvira e il piccolo Luciano. A proteggerli, don Michelone così come l’intero paese, a cui era nota la situazione della famiglia Segre, e che nascose lo stesso parroco quando i nazisti cercarono di catturarlo. E sarà sempre don Michelone a procacciare a Riccardo Segre la penicillina per curare la sua malattia polmonare. Una generosità ricevuta che Luciano tradusse, ricorda chi gli è stato vicino, in un elemento sempre presente nella sua vita. “Per i miei figli è un nonno straordinario – ricorda ancora Lerner – per i tanti che lo hanno conosciuto nel volontariato sociale, nel mondo delle imprese e della politica democratica -nonostante la sua proverbiale riservatezza- è stato un riferimento prezioso. Siamo una lunga fila di persone che gli dobbiamo gratitudine per la premura con cui ci è stato accanto”.

d.r

(8 ottobre 2014)