Priebke, macabra messa in scena

rassegnaSdegno collettivo di istituzioni e società civile per la messa, con un altarino improvvisato di fiori e cartelli, celebrata ieri a Ponte Sant’Angelo in ricordo del carnefice nazista Erich Priebke. L’iniziativa è stata ideata dal suo legale, Paolo Giachini, e dallo stesso è così spiegata al Messaggero (Raffaella Troili): “Visto che il luogo della sepoltura non si può rivelare, per risolvere il problema di chi vuole coltivare la memoria di Priebke e rendergli omaggio in un luogo fisico abbiamo deciso di eleggere come luogo ideale Ponte Sant’Angelo, che lui amava già dal ’41 e dove negli ultimi anni andava a passeggiare. In futuro chiunque potrà portare un fiore o rivolgere un pensiero”. Immediata la reazione del Campidoglio, che ha stigmatizzato con chiare parole l’accaduto (“Uno schiaffo a tutta la città”, ha detto Marino) e fatto rimuovere i manifesti celebrativi di Priebke affissi sul ponte. C’è intanto preoccupazione per il corteo in suo onore organizzato nel pomeriggio da Forza Nuova ad Albano Laziale.

Continuano a far discutere le dichiarazioni di Beppe Grillo, che a Circo Massimo si è lanciato in nuove provocazioni riportate dal Corriere della Sera: “Il Parlamento è una dimensione che non ci appartiene. Ai ragazzi ho detto: da domani uscite, ricostruiamo gli scranni del Parlamento davanti ai cittadini. Verrò anch’io”. Ha poi continuato annunciando un referendum sull’euro: “Dobbiamo uscire il prima possibile. Entro maggio raccoglieremo un milione di firme per una legge di iniziativa popolare”, duro infine l’attacco al Governo, dopo la terribile alluvione di Genova: “Lunedì vado al casello e voglio che l’Esercito italiano arrivi prima di Renzi (…) Questi cialtroni vanno fermati con l’esercito, perché l’esercito deve stare con gli Italiani”.

Sul Tempo un intervento del ministro dell’Interno Angelino Alfano a tema terrorismo, ripreso dal sito www.formiche.net: “Terrorismo e antiterrorismo sono entrati prepotentemente nella vita degli Stati, delle società e degli individui dell’intero pianeta, modificando il concetto stesso di sicurezza e di sovranità. In più, il terrorismo internazionale di matrice religiosa, nella sua versione più evoluta e aggressiva, veste anche abiti europei, muovendosi, talvolta, insospettabile tra insospettabili e lanciando una sfida senza precedenti alla sicurezza globale”. Alfano sottolinea poi l’importanza di non confondere e far coincidere l’Isis con l’Islam, lo Stato Islamico sta infatti colpendo gli stessi musulmani oltre alle minoranze cristiane. L’approccio di Europa e USA per contrastare il terrorismo, continua, si fonderà su: “l’integrazione di soft power e hard power, cioè su di un mix oculato di diplomazia, intelligence e law enforcement con lo strumento militare, con una probabile, progressiva, prevalenza del primo sul secondo”.

“Museo e uscita dall’UCEI. Per la Comunità ebraica il Consiglio decisivo”, titola il Corriere della Sera Roma relativamente alla riunione del Consiglio comunitario in programma oggi con due punti, definiti “choc”, all’ordine del giorno: avvio delle procedure per l’uscita della Comunità dall’UCEI e uscita dal Consiglio d’amministrazione della Fondazione Museo della Shoah. L’articolista, Alessandro Capponi, riferisce dell’orientamento che sarebbe stato adottato dai consiglieri della lista di minoranza Hazak. “In riunioni e lettere e appelli – scrive – invitano a considerare che ‘la prospettiva dell’uscita dall’UCEI mette a repentaglio l’unità dell’ebraismo’. Una scelta che sarebbe in ogni caso ‘impraticabile’ anche perché fuori dall’UCEI ‘non ci sarebbero le tutele garantite dall’Intesa (con lo Stato italiano) anche per gli iscritti’”. Oltre al Consiglio della Comunità ebraica di questa sera, si legge ancora, “nei prossimi giorni, per la precisione mercoledì, ecco la riunione decisiva del cda della Fondazione Museo della Shoah: secondo indiscrezioni in quell’occasione Riccardo Pacifici dovrebbe confermare le sue dimissioni, anticipate con una lettera al sindaco Ignazio Marino”. Anche in questo caso si riportano le valutazioni dei consiglieri di Hazak secondo cui, scrive Capponi, ostacolare l’impostazione data al futuro del Museo dal sindaco (Villa Torlonia come sede definitiva, la Casina dei Vallati come sede temporanea) sarebbe inaccettabile “perché vanificherebbe il faticoso lavoro collettivo e ormai decennale, mettendo forse fine alle speranze di avere il Museo della Shoah a Roma”.

Sulla Domenica del Sole 24 Ore, David Bidussa recensisce il libro, protagonista di un caso editoriale (data la pubblicazione in contemporanea del volume “Il passato che è in me”, Belforte editori), “La Shoah in me. Memorie di un combattente del Ghetto di Varsavia” (ed. Sandro Teti, a cura di Anna Rolli e con prefazione di Gad Lerner) di Simcha Rotem, eroe della rivolta del Ghetto contro i nazisti. Rotem ripercorre la sua lotta per la sopravvivenza in Polonia: “II problema non è solo come ci si nasconde dai tedeschi o come si sfugge alla caccia all’ebreo della Gestapo, ma come si coabita e spesso come si deve imporre la propria vita e le proprie ragioni a un ambiente che sopporta a mala pena gli ebrei, talora li denuncia, spesso li deruba delle loro cose non prima di averli malmenati, e li percepisce come intrusi nella resistenza e nella lotta all’invasore”. Da segnalare poi l’importanza delle donne nell’unità di combattimento Zob, nella quale vennero trattate assolutamente alla pari. La salvezza e la fortuna di Simcha Rotem risiedono nella propria fisionomia che lo fa apparire polacco e gli permette di dialogare con l’esterno: “È questa ‘fortuna’, come rileva Gad Lerner nella sua prefazione, a ‘salvarlo’ ma anche a esporlo, alla violenza dei polacchi più che a quella dei nazisti”.

Nuove rivelazioni, dopo la pubblicazione di documenti d’archivio, sull’affair Clinton-Lewinsky nell’articolo di Vittorio Zucconi, firma di Repubblica. Nel tentativo di giustificare il proprio tradimento coniugale agli occhi dell’America intera, il presidente Bill Clinton si appigliò infatti al Talmud per testimoniare la propria buona fede: “Chiesero il parere di una autorità in materia di Talmud, cioè nella interpretazione della Legge divina, la professoressa di Dartmouth, Susannah Heschel che sembrò gettare a Clinton un salvagente. Secondo la legge classica dell’Ebraismo — rispose la specialista del Talmud — adulterio è commesso soltanto quando un uomo sposato ha un rapporto sessuale completo con una donna sposata, e Monica Lewinsky è nubile. Nella peggiore delle ipotesi, il presidente Clinton è colpevole del comune peccato di onanismo, un peccato che probabilmente affligge la coscienza della maggioranza di uomini ebrei”. Particolari documentati e provati che riemergono, sottolinea Zucconi: “Proprio quando si fa sempre più concreta la corsa di un’altra Clinton, Hillary, verso la Casa Bianca”.

Ad aprire il Festival del Cinema di Roma, il documentario “My Italian Secret – The Forgotten Heores” che vede come protagonista Gino Bartali, Giusto tra le Nazioni. Sul Corriere Fiorentino le parole del regista Oren Jacoby: “Ero studente di cinema a Roma quando ho sentito parlare del rastrellamento nazista degli ebrei nel 1943. Anni dopo ho conosciuto la storia poco nota degli italiani che rischiarono la vita per salvare degli stranieri innocenti dai tedeschi. Gino Bartali contrabbandava documenti nella sua bici, il dottor Giovanni Borromeo inventò una malattia fittizia per spaventare la SS. Ingegnosi atti di coraggio, storie per me irresistibili”. La voce narrante sarà quella dell’attrice Isabella Rossellini.

Sulla Domenica del Sole 24 Ore, Giuseppe Scaraffia delinea la sagoma dell’ultimo premio Nobel per la letteratura Patrick Modiano, le cui opere vivono il dramma dell’occupazione tedesca: “I suoi genitori erano degli ‘avventurieri piuttosto misteriosi’. Il padre, un bell’uomo elegante, era riuscito a salvarsi e a non portare la stella gialla degli ebrei grazie ai suoi loschi traffici con i collaborazionisti. Ed è proprio la contiguità col male e la sua ambiguità a intessere tutta l’opera di Modiano”. Genitori tanto particolari da aver portato il premio Nobel a descrivere se stesso come: “Un cane che finta di avere un pedigree”.

Sempre sulla Domenica, Giulio Busi recensisce Le tre vite di Moses Dobrushka di Gershom Scholem. Un personaggio inafferrabile e machiavellico, uno zelig del ‘700: “Moses Dobrushka, questo signor nessuno era venuto a Parigi in compagnia delle belle donne, dei soldi e delle bugie, con l’intento dichiarato di aiutare i giacobini e con quello, nascosto, di fare la spia degli austriaci, o almeno così dicevano e spergiuravano i delatori che lo denunciarono alla Comune. Aggiungete che Moses, che adesso si faceva chiamare Junius Frey, era nato ebreo, s’era convertito al cristianesimo ed era stato fatto nobile dall’imperatore”. Ma che in realtà restò sempre fedele “al Sabbatianesimo, lo strampalato credo eretico di chi venerava Shabbatai Sevi, il falso messia che, a metà Seicento, aveva promesso di riportare gli ebrei in Palestina, salvo poi convertirsi all’Islam quando il Sultano l’aveva messo alle strette”.

Sabato 18 ottobre (in scena per le scuole dal 14) al Teatro Goldoni di Firenze ci sarà la prima serale di Brundibár, l’opera sul campo di concentramento di Terezin scritta da Hans Krása, compositore ebreo morto a Auschwitz. A dedicarle ampio spazio la Repubblica Firenze: “Quella rappresentazione fu immortalata in un film di propaganda che doveva dimostrare alla comunità internazionale la bontà del progetto. Tutti coloro che vi parteciparono vennero poi sterminati”. Intervistata anche la regista Marina Bianchi che racconta il difficile lavoro affrontato: “Sono partita dal fatto che è stata scritta per i bambini dell’orfanotrofio di Praga, dove si tenne la prima nel 1942, senza perdere però di vista il destino successivo. Ed è come se questi ragazzi, senza genitori e senza controllo, vivessero la vicenda in un sogno all’interno di una scenografia composta di letti che richiamano anche un lager. Abbiamo aggiunto un prologo dove i ragazzi suonano i temi dell’opera, poi entra in scena l’infermiera-kapo e tutto si ferma”.

A inaugurare la stagione concertistica genovese, il violoncellista Mischa Maisky che si esibirà domani “salvo emergenze meteo”. Il Secolo XIX nella sua edizione Genova lo intervista e ne scrive il profilo: “Nato a Riga, in Lettonia, nel 1948, Maisky è oggi uno dei più celebri violoncellisti al mondo. Ebreo, è passato attraverso dure esperienze personali, fra cui il carcere, prima di riuscire a espatriare in Israele. Oggi vive a Bruxelles e alcuni dei suoi cinque figli sono valenti musicisti”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(12 ottobre 2014)