“Il negoziato deve ripartire”

rassegna“Abu Mazen vede rafforzate le speranze di un successo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu mentre Benjamin Netanyahu teme ‘seri danni per il negoziato di pace’: sono opposte le reazioni di Ramallah e Gerusalemme al domino di decisioni pro-palestinesi in arrivo dal Vecchio Continente”. È quanto scrive Maurizio Molinari sulla Stampa sottolineando come di questo tema si sia discusso ieri a Roma in occasione di un vertice tra i ministri degli Esteri Avigdor Lieberman e Federica Mogherini. Secondo Lieberman il voto inglese manderebbe un messaggio sbagliato ai palestinesi “perché gli fa capire che possono ottenere ciò che vogliono evitando le scelte che entrambe le parti devono compiere”. A margine dell’incontro il ministro Mogherini ha commentato: “È indispensabile far ripartire il processo di pace e arrivare in tempi brevi alla nascita di uno Stato palestinese, con garanzie di sicurezza per Israele. Su questo l’Italia è pronta a dare il proprio contributo”.

Di grande attualità anche la questione degli aiuti che verranno riversati dalle casse europee in quelle palestinesi con poche possibilità di controllo sulla reale destinazione degli stessi. “Londra riconosce la Palestina. E piovono miliardi su Hamas”, titola il Giornale. Nell’articolo Fiamma Nirenstein scrive: “I palestinesi sono di ottimo umore in questi giorni: al supermarket della storia hanno comprato alcuni grossi successi in cambio di niente. E ‘niente’ non è una merce che a un tavolo delle trattative possa essere scambiata. Se chiedi 4 miliardi di dollari per riparare i guai che tu hai combinato, senza nemmeno offrire una garanzia di gestione, e invece una cinquantina di Stati al Cairo si affrettano a mettertene in mano 5 e mezzo per la ricostruzione di Gaza, perché mai dovresti cercare di trattare la pace? Puoi avere tutto senza dare niente”.

Sul rischio di un nuovo antisemitismo legato all’ostilità nei confronti dello Stato ebraico da segnalare alcune valutazioni rilasciate al Foglio (Giulio Meotti) dall’architetto David Cassuto, figura di spicco della comunità degli Italkim (gli italiani residenti in Israele).

Nuove inquietanti storie di Jihad sui giornali. Oggi Repubblica racconta quella di Nadine (nome di fantasia), tunisina 33enne arrivata in Italia nel 2007. “Devo partire. Andare in Siria e dare la morte agli infedeli in combattimento”, il suo terribile monito. Residente alla periferia di Milano, è stata espulsa lo scorso agosto dal paese. Scrive Sandro De Riccardis nell’articolo: “Per molti mesi è stata una minaccia per gli investigatori milanesi. In un fascicolo in cui è stata iscritta per associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordinamento democratico. Pochi mesi fa, la sua deriva radicale finisce in un’indagine della Digos di Milano, che chiede alla procura il nulla osta all’espulsione della ragazza. Un provvedimento che si concretizza l’8 agosto scorso, quando Nadine lascia l’Italia: il folle sogno di unirsi alla guerra santa in Medio Oriente può diventare una minaccia anche a Milano”.

In carcere l’uomo che, in settembre, istigò il figlio minorenne ad uccidere un immigrato a Torpignattara, periferia sud est di Roma. Scrive Rinaldo Frignani (Corriere della sera): “Muhammad Shahzad Khan era lì, a terra. Sul marciapiede, vicino a uno scooter. Già morto, massacrato a calci. La testa colpita come fosse un pallone da un ragazzo di 17 anni rimasto fra i curiosi ad aspettare i carabinieri. In quei momenti il padre, di 40 anni, piombava come un ossesso di fronte al portone di casa di un giovane che, con la compagna, aveva assistito al pestaggio. Lo sfondava con un calcio ed entrava nel palazzo: voleva impedire al testimone di raccontare cosa avesse visto, facendogli rischiare l’accusa di favoreggiamento”. Secondo l’accusa il figlio avrebbe ucciso seguendo un preciso ordine del padre. “Prendilo! Picchialo! Ammazzalo!”, le parole che gli sarebbero state rivolte.

Nella sua rubrica sul Fatto Quotidiano Furio Colombo denuncia con chiare parole l’offesa perpetrata alla memoria di Roma e di tutto il paese con la macabra messa in ricordo di Erich Priebke a Ponte Sant’Angelo. “L’offesa è grande nel più crudele dei modi – scrive – perché colpisce le famiglie delle vittime, la città di Roma, la storia europea. Ma tutto ciò ha una sua particolare, crudele intenzione: è avvenuto a pochi giorni dal 16 ottobre, la prima strage nazista e fascista in Italia, durante l’occupazione tedesca e con la cooperazione scrupolosa dei fascisti di Salò”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(15 ottobre 2014)