Nugae – Un impeto d’ala
Non è che ci sia qualcosa di male a non saper parcheggiare la macchina. È una questione seria su cui è il caso di far chiarezza. Però è un fardello. Tachicardia, braccia doloranti le mille manovre necessarie a non fare danni eccessivi, ma soprattutto una perdita di tempo indegna per trovare un posto abbastanza grande quando spesso già uno microscopico rischia di essere solo un miraggio. A Tel Aviv adesso hanno risolto il problema, titolano i giornali: è stata introdotta Henyofan, una rastrelliera per bici a forma di automobile messa proprio sul bordo del marciapiede, per dimostrare visivamente che ben dieci delle prime occupano lo spazio della seconda, una sola. Il nome, che sembra una parola della lingua di qualche film fantasy che bisogna vergognarsi di guardare, è una crasi di “henyon”, parcheggio, e “fan”, da “ofanayim” ovvero bicicletta. A morale della favola: i titolisti sono scaltri, ma è palesemente tutto un inganno. Però non vale la pena di essere scorbutici, perché in fondo è un’iniziativa tanto ecologica e bellina. E poi a prescindere dall’ambiente, di cui poverino importa a pochini, comunque prendere la bici ha moltissimi altri lati positivi. Allora, intanto per i pigri è una buona scusa per dire di fare movimento. “Eh cara mia, io non faccio sport ma prendo tutti i giorni la bici, sai quante calorie brucio?”. Si può a buon diritto avere dei dubbi sul fatto che i dieci minuti per andare e venire dall’università rientrino nella categoria “attività sportiva”, ma è risaputo che illudersi è la chiave per vivere felici. Inoltre, la realtà è che si dimezza la fatica. Per esempio, la fermata dell’autobus è molto più vicina che a piedi, chi ha voglia di camminare per ben cinque minuti. Poi, si può dar l’impressione di essere autoctoni in qualsiasi città. Come se sembrare turista poi fosse un disonore, si potrebbe obbiettare. Fa niente, anche perché per di più avere una bici permette di lanciarsi col più sano spirito consumista nello shopping ad hoc per il veicolo: un campanello a forma di teiera cinese, borse laterali decorate con rose rosse, un repertorio di coprisellini anti pioggia. Sì, tutto questo è indispensabile. E infine, è così bello pedalare in ameni sentieri di campagna recitando poesie di Pascoli che celebrano “quest’impeto d’ala” e imitandolo suonando ritmicamente il suddetto campanello a teiera. No è una bugia, questo non succede. Però insomma, è anche vero che nessuno ha mai scritto poesie su quanto è bello parcheggiare.
Francesca Matalon studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(19 ottobre 2014)