…equazioni

Il Times of Israel del 20 ottobre riporta l’episodio di un ragazzino disabile di 11 anni ammanettato a forza dall’esercito israeliano perché faceva parte di un gruppo che stava lanciando pietre addosso ai militari. Naturalmente, il ragazzino è stato rilasciato poco dopo, ma l’immagine resta brutta e la reazione dell’esercito appare molto impropria. C’è chi dice, anche voci ebraiche, “questa è l’occupazione”. Personalmente, se l’episodio è effettivamente accaduto in questo modo, spero vengano presi provvedimenti, ma non penso che si possa dire che la cosiddetta occupazione si risolva qui. La dimostrazione l’abbiamo avuta in questi anni di “Gaza liberata”, da cui partivano quotidianamente missili sulle città al confine prima, poi su Gerusalemme e Tel Aviv. Per molti la prova che Israele debba occupare quelle terre per garantire sicurezza ai propri cittadini. Certo, l’episodio del ragazzino disabile maltrattato è frutto di una situazione di conflitto degenerata, ma non porta all’equazione israeliani = occupanti assassini. E non lo dico per difendere Israele, che si difende sa sola, ma per invitare a non banalizzare una situazione, che è, invece, assai complessa. Del resto è stata proprio un’associazione israeliana a denunciare l’episodio.

Davide Assael, ricercatore

(22 ottobre 2014)